
Sto leggendo, con lentezza, un libro di Thich Nhat Hanh. È un libro che raccoglie dei discorsi che ha tenuto nell’arco di tempo che va dal 1996 al 2000. È una raccolta divisa in tre parti. La prima parte raccoglie discorsi rivolti direttamente ai bambini; la seconda parte raccoglie discorsi rivolti ai genitori e sono spesso connessi a quelli in cui si rivolgeva direttamente ai bambini. Infine, la terza parte, sono insegnamenti specifici utili per prendersi cura del bambino interiore e migliorare così le proprie relazioni con l’esterno. Parte da una considerazione molto dinamica della vita. Una vita che ha un elemento di crescita in qualsiasi momento. Anche l’illuminazione – che spesso immaginiamo come un turning point statico – continua a crescere. Perché, dice Thich Nhat Hanh, tutto quello che non cresce muore.
Come possiamo preservare questo spirito di crescita? preservando lo spirito del riposo. Possiamo riposarci non solo la domenica ma possiamo trovare il riposo in ogni attività. Trovare il riposo significa permettere che la mente sia calma e trasparente, non coinvolta in aspetti reattivi. Sperimentiamo il riposo quando, tra un’attività e l’altra possiamo lasciare uno spazio di respiro. Quando, anziché correre immediatamente alla ricerca di soluzioni, lasciamo che le cose si depositino sul fondo prima di scegliere se intervenite oppure no.
Così ho capito, come in un lampo, perché quando mi ammalo, nel primo momento, ho un guizzo di felicità. Non mi succedeva solo quando andavo a scuola ed ero felice di poter rimanere a letto, al caldo, a leggere tutto quello che volevo. Mi succede sempre. Mi accorgo che ho un po’ di febbre e immediatamente mi salta la gioia perché so che potrò riposarmi. Poi, molto spesso, la mia agenda mi invita a far finta di niente. Adesso però ho capito: non è necessario ammalarsi per riposarsi. Possiamo mettere il riposo in mezzo ad ogni attività. Perché è nel vuoto, nel riposo, nella non-azione che abbiamo lo spazio per crescere. Si chiama retto sforzo.
Per molto tempo io ho praticato solo lo sforzare, oltre i miei limiti. Credo che adesso inizierò a praticare il retto sforzo. Non lo faccio perché sono stanca. Lo faccio per crescere.
Il retto sforzo è, prima di tutto: non toccare e innaffiare i semi negativi in noi stessi e nella persona che amiamo. Thich Nhat Hanh
Pratica di mindfulness: Addolcire confortarsi aprire
© Nicoletta Cinotti 2020 Il protocollo MBSR online
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