
C’è un filo che unisce tutti i programmi basati sulla mindfulness e sulla self compassion. Questo filo ha le caratteristiche della seta: è leggero – tanto leggero che in alcuni momenti può sembrare invisibile – eppure straordinariamente resistente. Molto più resistente della robusta corda delle nostre difese, che ci imprigiona con uno stretto legaccio.
Questo filo setoso è il filo della gentilezza. Una gentilezza che non è cortesia ma lo schiudersi del bozzolo, proprio come il bozzolo da cui ricaviamo la seta e da cui nasce la farfalla. Il bozzolo sono le protezioni che usiamo per difenderci nelle condizioni avverse. Oppure per metterci in sicurezza durante il nostro sviluppo. Ma se rimanessimo chiusi nel bozzolo non diventeremmo mai farfalle. Rimarremmo imprigionati in uno spazio angusto che, proprio perché angusto, non garantisce una vera crescita.
È come quando nasce un bambino: arriva un momento in cui l’utero non è più una protezione. Un momento in cui uscire è fondamentale e provvidenziale. Anche le nostre difese sono così. In qualche momento forse sono state provvidenziali ma continuare a procedere con la logica delle difese innestate e inserite non è più una sicurezza ma una costrizione. È quando le nostre difese diventano una costrizione che iniziamo a sentire il bisogno di fare qualcosa per noi. Non è una sensazione chiara. Sentiamo che c’è qualcosa che non va, qualcosa che ci spinge e ci tira in una direzione nuova. A volte lo chiamiamo stress ma io preferisco chiamarlo, “febbre di crescita”. Si perché c’è qualcosa di febbrile che ad un certo punto ci dice che dobbiamo cambiare. In quel momento la mindfulness e l’incontro con il protocollo MBSR può sembrare una salvezza: per me lo è stata. Ma la gentilezza più profonda è quella che ci dirige ad amare i nostri luoghi oscuri, quelli in cui l’ombra si chiama depressione o ansia. Nel protocollo MBCT impariamo a stare nella gentilezza e non nella svalutazione, di fronte al nostro dolore emotivo. Cosa può esserci di più grande che considerare il bozzolo di dolore che ci avvolge come un passaggio verso la farfalla?
E quando poi ci schiudiamo ed entriamo in relazione con il mondo non abbiamo forse bisogno di saper dare voce alle parole che toccano il cuore e che non turbano il silenzio da cui sono nate? E come fare a meno di una gentilezza declinata in modo informale come compassione e self-compassion? Questo è il filo che si dispiega e questo è il modo per comprendere che, da qualsiasi punto si decida di partire, la destinazione è sempre la stessa: portare la gentilezza e la compassione verso le nostre ferite.
Ci deliziamo nella bellezza della farfalla, ma raramente ammettiamo i cambiamenti a cui ha dovuto sottostare per raggiungere quella bellezza. Maya Angelou
Pratica di mindfulness: La pratica di gentilezza amorevole della mattina
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