Spesso corpo e parole vengono considerate esperienze antitetiche: o parliamo oppure comunichiamo con il corpo. La bioenergetica nasce come linguaggio del corpo, proprio perché ritiene che tra il corpo e la parola ci sia un legame strettissimo.
Questo legame tra corpo e parola rende il nostro inconscio meno lontano e spaventoso, ci permette di familiarizzare con parti di noi che rimangono spesso poco percepite e offre alle nostre parole, un nuovo spessore e una diversa risonanza.
Le parole e l’inconscio
“Espandendo la coscienza verso il basso (la bioenergetica) porta l’individuo più vicino all’inconscio. Nostro obiettivo non è di rendere cosciente l’inconscio ma di renderlo più familiare e meno spaventoso. Quando scendiamo fino a quella zona di confine in cui la coscienza del corpo tocca l’inconscio, ci rendiamo conto che l’inconscio è la nostra forza, mentre la coscienza è la nostra gloria. Percepiamo l’unità della vita e comprendiamo che il significato della vita è la vita stessa”(…) Allora avviene un rinnovamento alle sorgenti più profonde del nostro essere e possiamo salutare il nuovo giorno con un maggior grado di consapevolezza, che non ha bisogno di aggrapparsi alla sua luce effimera per paura del buio”. (Lowen, 1975, 284).
E’ da questo luogo che possono nascere parole che non sono diverse dal linguaggio del corpo ma sono esse stesse espressione di un linguaggio che unisce tutti gli aspetti della nostra personalità.
Il linguaggio e il cambiamento
L’apparente differenza tra il corpo e la parola nasce dalla continua constatazione che sapere qualcosa su di noi non si accompagna all’attivazione di un processo di cambiamento. Ed effettivamente sapere non basta se è privato della complessità della nostra esperienza. Un sapere teorico, appreso sui libri, non è sufficiente ad attivare quella carica, anche energetica, necessaria per un processo di cambiamento.
Naturalmente può influenzarci e spingerci a fare quei passi che muovono qualcosa di nuovo ma perché il cambiamento avvenga deve avere delle radici profondamente inserite dentro di noi.
Il fatto è che molte volte la conoscenza rimane una pura funzione intellettuale, privata di una originaria carica emotiva. Questo avviene perché tra il processo emotivo e cognitivo si è strutturata una disconnessione, una separazione o, a volte, una vera e propria scissione.
Reich e la corazza
Proprio questa constatazione spinse Reich a sviluppare altre tecniche di intervento tese a lavorare sulla corazza muscolare, ossia sulle difese corporee che hanno un correlato nelle difese emotive. Ma qual è il tipo di linguaggio, quali sono le parole che lasciano le cose così come sono? Sono quelle parole che diventano un sostituto dell’azione e che vengono – più o meno consapevolmente – usate proprio affinché nulla cambi. Affidandosi alle parole, visto che in ognuno di noi esiste un qualche livello di scissione tra mente e corpo, corriamo il rischio di non esprimere la nostra verità.
Eppure, dice Lowen, Reich fallì nel suo tentativo di risolvere tutti problemi psichici attraverso il solo livello corporeo. Quindi solo il linguaggio del corpo non è sufficiente.
Perché il suo tentativo fallì?
Le parole per dirlo
Perché, risponde Lowen “con il dovuto riguardo per la loro inaffidabilità, le parole sono indispensabili al funzionamento umano“. Le parole sono, per Lowen, un magazzino d’esperienza. La storia viva di una persona è registrata nel corpo, ma la storia cosciente lo è nelle parole. “Se manca la memoria delle esperienze, mancano anche le parole per descriverle”(A. Lowen).
Queste parole, le parole che nascono dal recupero corporeo di parti perdute di sé, ci permettono di rivivere e ristrutturare l’esperienza ad un livello irraggiungibile per altre strade. E questo avviene attraverso due momenti: il primo è il rivivere l’esperienza fisicamente; il secondo è il fatto di parlarne ad un altro che dà all’esperienza una realtà che solo le parole possono fornire. “Questo senso di realtà aderisce alla parte del sé o del corpo che è coinvolta nell’esperienza, promuovendone l’integrazione nella personalità.”(ididem)
L’affettività e il vissuto
Su questo tema Lowen è molto chiaro:” L’affettività e il vissuto sono importanti, perché senza di esse le parole sono vuote. Ma il vissuto da solo non basta. Occorre parlare ripetutamente dell’esperienza per sondarne tutte le sfumature di significato e per farla divenire oggettivamente reale nella coscienza”.
Questo fa sì che l’esperienza condivisa diventi un efficace agente di cambiamento.
Così facendo le parole diventano depositarie dell’esperienza e danno forma alle esperienze future.
In questo senso uno degli obiettivi della psicoterapia bioenergetica è proprio quello di creare una mappa della nostra mente, permettendoci di comprendere quelle parole che hanno modellato la nostra storia e di costruirne altre che modellino il presente e il futuro della nostra vita.
a cura di Nicoletta Cinotti
Fantastico! le associazioni, fatte in contrapposizioni, sono vere meraviglie dell’intelligenza umana.