L’attenzione al tema della coscienza e della consapevolezza è uno degli elementi fondamentali del pensiero di Alexander Lowen. Un tema che spesso rimane tra le pieghe del linguaggio del corpo e che, invece, è uno degli punti centrali del suo lavoro.
Self awareness e self consciousness
Lowen distingue tra due tipi di consapevolezza. La self awareness o consapevolezza di sé, è quella che nasce dall’essere nel proprio corpo, nel fluire dell’esperienza in prima persona. E’ una consapevolezza radicata nell’esperienza corporea ed è soggetta alle vicissitudini della nostra relazione con il corpo. I blocchi e le contrazioni muscolari croniche riducono questo tipo di consapevolezza e possono portarci ad avere un’idea di quello che sentiamo, più che una vera esperienza di noi.
La self consciousness è, invece, una specie di consapevolezza sociale. E’ la consapevolezza legata alla nostra immagine, all’effetto che produciamo sul mondo esterno ed è legata ad una funzione egoica tanto quanto la self awareness è, invece, un’espressione del Sé. Come esseri umani non possiamo prescindere da questo tipo di consapevolezza e dalle emozioni che ad essa sono collegate. Emozioni come la vergogna, l’imbarazzo, il senso di colpa, il dubbio, nascono da questo tipo di consapevolezza e spesso hanno la funzione di definire i nostri comportamenti sociali.
“In medio stat virtus” è una frase che ben potrebbe esprimere il necessario equilibrio tra questi due tipi di consapevolezza. Se prevale la self consciousness rischiamo di sacrificare troppo della nostra vita ai bisogni narcisistici. Se prevale la self awareness rischiamo di essere esageratamente infantili e incapaci di andare oltre alle nostre necessità individuali.
L’espansione della coscienza
Ma la coscienza, per Lowen non è solo la relazione tra questi due tipi di consapevolezza. Come spiega bene in uno degli ultimi capitoli di “Bioenergetica”, noi siamo interessati anche all’espansione della nostra coscienza. E anche qui Lowen sceglie una strada inclusiva: non possiamo accontentarci di una visione meccanicistica della vita, né rifugiarci in un misticismo che ci porti lontano dall’esperienza reale.
“La vita è un sistema aperto, non chiuso; è impossibile conoscere e controllare tutte le variabili che influiscono sul comportamento umano, dunque la legge di causa ed effetto non è pienamente applicabile” dice Lowen. La posizione meccanicistica ha una validità oggettiva, ma il mondo non è solo fatto di oggetti tangibili.
Lowen immagina la relazione tra mondo interno ed esterno come una pulsazione che porta gli impulsi dal mondo interno al mondo esterno. Allo stesso tempo gli stimoli provenienti dall’esterno ci colpiscono, provocando una reazione.
Nello stato di salute l’individuo percepisce il contatto tra il proprio nucleo e il mondo esterno e raggiunge e viene raggiunto da ciò che accade. Risponde agli eventi che gli accadono con l’unicità della propria risposta emotiva ed è consapevole dell’effetto che produce sugli altri, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni.
Quando ci “corraziamo” la fluidità di questo scambio viene disturbata perché le nostre difese spaccano l’unità dell’organismo e l’unità della sua relazione con il mondo. In questi casi abbiamo un mondo interno e un mondo esterno che non riescono a dialogare tra di loro e la nostra coscienza viene limitata di conseguenza. O siamo consapevoli delle necessità del nostro mondo interno, o siamo consapevoli degli stimoli del mondo esterno, senza mettere veramente in relazione ciò che accade dentro e fuori di noi. “La corazza è un muro:la persona può essere da una parte o dall’altra ma non da tutte e due nello stesso tempo” dice Lowen. Questo può portarci ad una visione esageratamente meccanicista o esageratamente mistica della vita.
Misticismo e meccanicismo
La posizione di Lowen è chiara e lasciamo quindi spazio alle sue parole . “Ambedue gli atteggiamenti (meccanicismo o misticismo) risultano da una condizione corazzata. Il mistico vive nel mondo interiore e si è dissociato dagli eventi esterni (…)Il meccanicista, invece, ha perso il contatto con il centro, con il mondo interno. L’unica cosa che sente o che vede è il suo modo di reagire casualmente agli eventi(…). Siccome gli oggetti e gli avvenimenti determinano le sue reazioni, le sue energie sono impegnate a manipolare un ambiente che sente ostile e alieno al suo essere.”
L’unica soluzione, per Lowen, è la riduzione della corazza che ci tiene separati e isolati tra mondo interno e mondo esterno. In questo modo possiamo sperimentare una espansione della coscienza che includa l’effetto di noi sul mondo e l’effetto del mondo su di noi.
Considerare la coscienza una funzione
La coscienza per Lowen è una funzione, più che uno stato ed è strettamente collegata all’attenzione. Più prestiamo attenzione a qualcosa, più ne diventiamo consapevoli. In questo senso l’espansione della coscienza significa, per Lowen – ma anche per Tronick – un accrescimento della propria capacità di essere consapevoli.
I fattori che espandono la coscienza
Chi ha una vista più chiara, chi sente meglio, chi gusta di più, chi odora di più – come dice Kabat Zinn in “Riprendere i sensi” – ha una coscienza che funziona meglio di chi ha una sensibilità percettiva ridotta. Esprimendola in questo modo, prosegue Lowen, è evidente che la funzione della coscienza dipende dalla vitalità della persona ed è direttamente collegata alla sua salute emotiva.
Il processo di espansione della coscienza quindi non è un processo di astrazione da Sé ma è un tornare al corpo, come base per radicarci nell’esperienza in corso ed essere così più consapevoli di ciò che accade nel mondo interno, nel mondo esterno e nella relazione e incontro tra questi due mondi.
La portata della nostra coscienza è proporzionale alla quantità di carica presente nel corpo, mentre il grado di coscienza dipende dall’intensità della carica. A. Lowen
A cura di Nicoletta Cinotti
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