“La voce, quando è libera, viene dal cuore. Allora l’individuo parla col cuore. Ciò significa che il canale di comunicazione tra il cuore e il mondo è aperto….non è ostruito. Se una persona deve recuperare il suo pieno potenziale di auto espressione è importante che acquisisca il pieno uso della voce in tutti i suoi registri e in tutte le sue sfumature affettive…sciogliendo blocchi emotivi e tensioni muscolari che ne impediscano la fluidità” (A. Lowen, in Bioenergetica 1975)
Il corpo in psicologia: laboratorio per gli studenti di psicologia
Un viaggio di esplorazione nella propria voce è il workshop che ho proposto all’interno del progetto “Il corpo in psicologia”, il laboratorio teorico-pratico proposto agli studenti di psicologia dal Centro Studi di Nicoletta Cinotti, nel corso di laurea in psicologia dell’Università di Genova. Il laboratorio ha inteso offrire agli studenti uno spazio in cui, attraverso lezioni teoriche ed esperienze pratiche, accedere alla connessione mente/corpo con l’approccio dell’Analisi Bioenergetica, facendo delle iniziali esperienze di come la terapia bioenergetica si proponga di aiutare le persone a tornare ad essere con il proprio corpo e a goderne la vita con quanta pienezza possibile, a riconquistare la sua natura primaria: la libertà, lo stato di grazia, la qualità della bellezza.” (A. Lowen) La libertà è l’assenza di repressione interiore nel flusso delle sensazioni; la grazia è l’espressione di questo flusso nel movimento; la bellezza è una manifestazione dell’armonia interiore generata dal flusso. Introdurre gli studenti in questa dimensione della riconnessione con il proprio vissuto corporeo ha rappresentato un inizio di un percorso, una porta di ingresso nel mondo della Bioenergetica in cui è possibile entrare come in un viaggio con un ritorno….il ritorno a sé.
Liberare la propria voce
I primi passi nella esplorazione della propria voce consistono nellaconsapevolezza del proprio respiro e del proprio corpo. L’Analisi Bioenergetica consente di muovere i primi passi nell’universo voce: come nasce la voce, dove si blocca, come liberare la propria voce naturale. Mente e corpo devono poter comunicare e collaborare liberamente per permettere una piena espressione di sé, e ciò è possibile, come ci insegna Lowen, liberando i blocchi che trattengono nel corpo il libero fluire della nostra energia vitale. Liberare la propria voce non vuol dire imparare a cantare o sforzarsi di emettere “bei suoni”….vuol dire recuperare la libertà di emettere i nostri suoni originari…la nostra vera voce, quella che eravamo liberi di esprimere da bambini, prima che i condizionamenti del mondo adulto la bloccassero e coprissero con una voce ben controllata ed educata. Le esperienze proposte nel workshop sono state orientate tutte a poter recuperare, attraverso la dimensione del gioco, del movimento, della danza, la naturalezza di suoni bloccati dentro di noi, e riconnetterci con una parte nascosta della nostra personalità. Le tecniche utilizzate sono state un misto di lavoro corporeo che viene utilizzato nelle classi di esercizi di bioenergetica: esperienze di grounding, lavoro sul respiro, esplorazione del movimento; una serie di esperienze in diadi o di gruppo in cui recuperare la capacità di liberare i movimenti spontanei del bambino che è in noi; tecniche mutuate dal lavoro sulla voce che viene proposto da esperti della voce e del canto armonico, mie aree di interesse personale in cui ho potuto sperimentare una libera espressione di me, così come con l’esperienza della bioenergetica.
Un percorso universale nel proprio sé corporeo
“Liberare la voce vuol dire liberare la persona, ed ogni persona è un’indivisibile entità di mente e corpo”. Kristine Linklater, una delle massime esperte in tema di voce, fondatrice del gruppo teatrale Shakespeare and Co., che ha lavorato con le più importanti compagnie teatrali nel mondo e forma insegnanti che operano con il suo metodo dagli anni settanta ad oggi, così si esprime nella prefazione del suo libro su come liberare la propria voce naturale. Un libro di bioenergetica!….in cui si possono ritrovare esercizi e lavoro corporeo tipici dei nostri gruppi esperienziali. Con una particolarità, che è quella che i viaggi nella voce hanno la caratteristica di raggiungere il piano emozionale senza dover essere compresi dalla mente, in un universo di vibrazioni, suoni, movimenti e silenzi in cui siamo immersi da sempre, e di cui possiamo divenire consapevoli con queste esperienze. Rolando Benenzon, psichiatra, psicoanalista, musicista, descrive la sua teoria della personalità fondata sull’ISO (Identità Sonora) caratteristica personale composta da una miriade di micro-atomi che si vanno completando tra loro nel corso della vita intra uterina e dopo la nascita, per formare sistemi di energia individuale che crescono man mano che passano il tempo e le esperienze. Il presupposto di chi si occupa dell’esplorazione della voce è che ognuno possiede una voce naturale in grado di esprimere in tutta la sua estensione l’infinita complessità di stati d’animo e le sfumature del pensiero di cui fa esperienza. Ma….le tensioni accumulate vivendo e le difese, le inibizioni e le reazioni negative alle esperienze, riducono l’efficienza della voce naturale, fino a distorcerla. Con il lavoro psico-corporeo l’attenzione è posta sullo scioglimento di quei blocchi che inibiscono il nostro “strumento umano” e non gli permettono la libera espressione.
Bioenergetica e voce
Lowen, in un paragrafo dedicato alla voce in Bioenergetica, parte dalla radice della parola personalità, che ha due radici differenti che aprono a due territori artistici: persona, in quanto maschera, che apre al lavoro teatrale dell’attore sulla scena; per-sona, “attraverso il suono”, che introduce al lavoro sulla voce come strumento esplorativo del sé. Se una persona, dice Lowen, deve recuperare il suo pieno potenziale di autoespressione è importante che acquisisca il pieno uso della voce in tutti i suoi registri e in tutte le sue sfumature affettive….il blocco di un qualunque sentimento influisce sull’espressione vocale. Perciò è necessario sbloccare i sentimenti, ma è necessario lavorare sulla produzione del suono per eliminare le tensioni presenti. Nel corso del workshop l’obiettivo è stato di consentire ai partecipanti un’esperienza di esplorazione del fenomeno sonoro e del percorso della voce attraverso il corpo. Un viaggio nel respiro e nei movimenti corporei che consentono l’emissione dei suoni, contattando le tensioni muscolari che ne bloccano il libero fluire. Sono state inoltre proposte esperienze corporee in cui sperimentare un possibile scioglimento di questi blocchi. Il contatto con le emozioni è stato possibile….per alcuni di più…per altri in modo più controllato. Molte sono state le suggestioni ed i rimandi di chi viveva l’esperienza, ma quella che mi ha colpito maggiormente è stata la domanda di un’allieva che chiedeva se la bioenergetica avesse attinto da discipline orientali, dalla danza, o da altre discipline affini, o magari il contrario, visto la somiglianza di esperienze spesso proposte nei diversi contesti (l’allieva pratica un’arte marziale). La risposta che mi sono ritrovata a dare, in modo molto naturale, è stata che….quando il minimo comun denominatore è il corpo….le esperienze sono simili, per forza….a prescindere da chi attinga da chi. In bioenergetica, così come in tante discipline psico-corporee, gli esercizi sono molteplici: dall’utilizzo della voce, al respiro, al lavoro sugli occhi, sul bacino, sui vari livelli corporei. La particolarità è che se manca la consapevolezza dell’atto, questi esercizi possono apparire come qualsiasi altro esercizio ginnico quando, in realtà, l’obiettivo è differente…è una questione di consapevolezza. Concludo con un brano tratto dal romanzo di Alessandro Baricco “Castelli di rabbia” con la voce di un personaggio, Pekisch, che in quanto a consapevolezza e profondità ha molto da insegnarci: “Voi non venite qui a cantare una nota qualunque. Voi venite qui a cantare la vostra nota. Non è una cosa da niente: è una cosa bellissima. Avere una nota, dico, un nota tutta per sé. Riconoscerla e portarsela dietro, dentro, addosso….lei respira quando voi respirate, via aspetta quando dormite, vi segue ovunque andiate e giuro non vi mollerà…Statemi a sentire, anche se la vita fa un rumore d’inferno affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla e allora tenetela stretta…portatela con voi, ripetetevela quando lavorate, cantatevela nella testa, lasciate che suoni nelle orecchie, e sotto la lingua e nella punta delle dita. E nei piedi….! che chissà che non riusciate ad arrivare puntuali….” Suonava l’umanofono Pekisch….era uno strano strumento che aveva inventato lui. Una sorta di organo in cui al posto delle canne c’erano delle persone. Ogni persona emetteva una nota e una sola: la sua personale.
a cura di Silvana Nozzolillo
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