
Credo che nella pratica di mindfulness non ci sia parola più equivocata di “accettazione”. In genere, oltre che essere equivocata, suscita anche qualche protesta della serie…come posso accettare che…oppure …. non è giusto, non è accettabile quello che è successo… L’invito dell’accettazione però non è quello a farsi andar bene le cose oppure a essere al di sopra del proprio dolore e della propria rabbia. È un invito assolutamente diverso. È l’invito a riconoscere e validare quello che proviamo rispetto a quello che è accaduto. Rabbia, dolore, mestizia, scoraggiamento vanno riconosciuti nominati e accolti per non rimanere invischiati nell’avversione. Perché la non accettazione più nefasta è quella che facciamo contro di noi per come abbiamo risposto, per come ci siamo comportati, per quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto e via discorrendo. In una parola, alla fine, ci diamo la colpa per quello che ci è successo come se fosse stato in nostro potere evitarlo. Ovviamente non è così.
Non è tanto ciò che è accaduto ma il significato che diamo a quell’evento che determina le nostre reazioni. Così, giusto per fare un esempio, quando è successo qualcosa che non volevamo possiamo dirci che capitano tutte a noi, che sembra che il mondo sia contro di noi e peggiorare con l’avversione nei confronti di noi stessi la qualità delle nostre risposte e l’accesso alle nostre risorse. Queste reazioni molto spesso sono legate a vecchi schemi abituali che mantengono attive delle convinzioni negative e depressogene su di noi.
Il salto di qualità lo facciamo quando diventiamo in grado di accettare come noi abbiamo risposto senza alimentare il circolo dell’avversione e senza attivare il rilevatore di discrepanza tra la perfezione alla quale aspiriamo e la nostra vita. Prenderla leggera è il miglior modo per prenderla!
Le nostre esplorazioni di questi processi scaturiscono dalla curiosità e non tanto da un intento mirato a risolvere i problemi. Segal, Williams, Teasdale
Pratica di mindfulness: Va bene così. Meditazione live
© Nicoletta Cinotti 2021 Reparenting ourselves