
Come mai nella pratica siamo così attenti alle parole? Perché quando non sappiamo riconoscere l’esperienza che viviamo non sappiamo nemmeno dare un nome all’esperienza. la descrizione arriva dopo che abbiamo esplorato l’esperienza e ha un senso tanto più è in grado di essere fedele all’esperienza che abbiamo vissuto.
Questa precisione delle parole è una forma dell’espressione di uno dei passi dell’ottuplice sentiero, quello che conduce alla liberazione dalla sofferenza: la retta parola
Una parola che sia pronunciata al momento opportuno, che sia gentile e che non abbia l’intenzione di ferire né noi stessi né gli altri. Tendiamo a sottovalutare il potere delle parole ma chiunque ha sperimentato come le ferite e le fratture fisiche possono guarire e come, invece, le ferite legate ad una parola mal detta possono rimanere a lungo nel nostro cuore e faticare a trovare la giusta riparazione. È segno dell’energia contenuta nelle parole. Non a caso si dice, nella Bibbia “Il principio fu il Verbo” e nella tradizione induista “Ham so” è il suono da cui nasce il mondo. Ogni parola genera cerchi d’energia che aprono il cuore, oppure lo chiudono in morsa serrata. Così oggi nessuna pratica è più importante del riconoscere qual è l’intenzione delle nostre parole, portando la consapevolezza al sorgere dell’intenzione di comunicare.
Le frasi non compiute restano ruderi. C’è un intero paese in pericolo di crollo che stai sostenendo in te. Sai il dolore di ogni tegola, di ogni mattone. Un tonfo sordo nella radura del petto. Ci vorrebbe l’amore costante di qualcuno, un lavorare quieto che risuona nella profondità del bosco. Tu che disfi la valigia, ti scordi di partire. Franca Mancinelli, Libretto di transito
© Nicoletta Cinotti 2022 Reparenting ourselves. Ritiro di bioenergetica e mindfulness