Ti sarai trovato tante volte a sorridere guardando un bambino per strada. Forse è stato solo uno sguardo fugace che ti ha fatto scappare un sorriso. Oppure hai visto un cane fare qualcosa di buffo e, anche in quel caso, ti è scappato un sorriso.
Chiunque abbia avuto un figlio, chiunque abbia curato un cucciolo, sa perché questo succede. Anche se succede indipendentemente dall’essere genitore o dall’avere un animale. Accade perché attivano un senso materno, paterno. E, tra i tanti aspetti che la genitorialità risveglia accade il più semplice e toccante: ci fa tornare al corpo. Ci abbracciamo, strofiniamo, giochiamo per terra, camminiamo all’aperto. Facciamo quelle cose semplice che il corpo ama. Più liberi e semplici che in qualsiasi altro momento.
Finalmente la testa va in vacanza e il corpo prende spazio per giocare, in queste situazioni. È una forza irresistibile che va al di là del conoscersi. Può esser risvegliata da un bambino che incontriamo per strada come da nostro figlio. Che meraviglia svegliarsi al mattino e fare la pratica degli abbracci. Come prima cosa toccarsi, dire qualcosa di assolutamente assurdo e affettuoso, Sentire l’odore della pelle che ha attraversato la notte. Solo dopo un po’ torniamo quegli esseri pensanti e intelligenti. Quei primi istanti però sono di vera gioia: perché il nostro corpo è svegliato dal corpo dell’altro.
Ecco, se mandassimo la testa a riposo un po’ più spesso, la nostra vita sarebbe così: un risveglio del corpo.
Ci sono così tanti modi in cui l’essere madre mi ha cambiato. Ma spesso penso che nessuno è più importante che questo: mi ha riportato al corpo dopo anni in cui ero prevalentemente nella testa e mi ha reso responsabile per altri corpi in modo profondo e definitivo. Courtney E. Martin
Pratica di mindfulness: Abbraccio qualificato
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale
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