
Ci sono tanti momenti in cui siamo chiusi e arroccati. Momenti in cui proviamo avversione, rabbia, paura e ci sembra che l’unica cosa da fare sia rimanere isolati e protetti dalle nostre difese. In qualche modo però nessuna chiusura è definitiva e, prima o poi, si apre uno spiraglio e, a volte lo spiraglio diventa un’apertura e una sensazione di felicità.
Fin qui tutto bene, direi. Infatti non c’è problema a sperimentare una sensazione di chiusura e tanto meno a passare da emozioni di chiusura ad un’apertura ricca e piena. Il problema è che siamo molto giudicanti e quindi appesantiamo le sensazioni che proviamo con tante critiche e tanti giudizi. Non dovremmo sentire così, dovremmo sentire qualcosa di diverso, come se la percezione fosse manipolabile a nostro piacimento. Non ci arrendiamo al fatto che sentire significa passare dalla chiusura, dal bozzolo alla crisalide, per arrivare all’apertura. Forse dimentichiamo che ogni farfalla è stata chiusa in un bozzolo, forse dimentichiamo che ogni trasformazione comporta fasi di passaggio in cui tutte le nostre energie sono impegnata al cambiamento che precede la fioritura.
Invece quando siamo chiusi ci rimproveriamo di non essere aperti, quando siamo aperti ci rimproveriamo di essere ingenui e quando siamo dubbiosi ci rimproveriamo di non essere sicuri. Insomma ne abbiamo una per ogni stato dell’anima. Il punto però, il vero punto è la trasformazione e se guardiamo ai nostri panorami interni da questo punto di vista ci rendiamo conto che non c’è una graduatoria che dice cos’è bene o cos’è meglio. C’è solo un processo in continuo cambiamento.
Abbiamo solo un compito: sostenere questa trasformazione. Confortare quando soffriamo, gioire quando siamo felici, esplorare e tollerare i frutti della nostra consapevolezza.
Pratica di mindfulness: Trovare parole di conforto
© Nicoletta Cinotti 2021 Emozioni selvatiche: un programma per elefanti coraggiosi