
Diversi anni fa uno psicoanalista assolutamente geniale come Bion parlando dei pensieri coniò la dicitura “addomesticare pensieri selvatici”, (da lui deriva il nome alla mia Rubrica settimanale di recensioni). Quali erano i pensieri selvatici? Sono quei pensieri che portano in sé stessi un’emozione nascosta a cui non si riesce a dare nome. Sono selvatici perchè sembrano dotati di vita propria, vanno, vengono, sono intrusivi, ripetitivi, feroci anche quando possono sembrare miti e inoffensivi.
A volte sappiamo bene che sono come miraggi, altre volte ci crediamo ciecamente. Ma il vero fulcro sta nella parola addomesticare. È una parola piena di fiducia perché, al di là della loro natura selvaggia e della loro forza, fa intravedere la possibilità di una coesistenza pacifica. Che poi i pensieri sarebbero nulla senza le emozioni che li animano e che sono la vera spinta vitale. Addomesticarli non vuol dire reprimerli e nemmeno sopprimerli che sono azioni da dittatore più che da domatore.
Addomesticare richiede il coraggio di guardare e anche l’amore necessario per entrare in dialogo proprio con quello che ci disturba. Non possiamo far finta di niente ma nemmeno fare come i dittatori che sanno solo usare le maniere forti. L’idea che si possa addomesticare sfugge alla nostra cultura che preferisce fantasticare su soluzioni radicali quanto impossibili. La nostra psiche non può subire chirurgia estetica ma solo educazione. In fondo le nostre emozioni, anche quelle che danno vita ai pensieri selvatici, sono come dei figli. Qualunque punizione sottrae amore e aggiunge paura. Che ce ne facciamo della paura quando possiamo percorrere la strada del coraggio e della fiducia?In fondo la meditazione è solo questo: una forma di educazione della mente che, lasciata a sé stessa, diventa selvatica e pericolosa
Generalmente si pensa alla meditazione come a un’attività speciale, ma non è del tutto esatto in quanto è la semplicità stessa. A volte, celiando, diciamo: «Non è necessario che tu faccia qualcosa, siediti e basta». Ma meditazione non vuol nemmeno dire limitarsi a sedere. Significa arrestarsi ed essere presenti a se stessi, questo è tutto. La maggior parte del tempo è occupata dalle nostre attività. Sareste in grado di fermarvi anche per un solo momento? Potrebbe essere questo momento? Cosa accadrebbe se lo faceste? Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© NICOLETTA CINOTTI 2022