Ogni tanto mi chiedo che titolo ha avuto la mia giornata. Cerco così di cogliere lo spirito di quello che ho vissuto, senza perdermi troppo nei dettagli ma rimanendo fedele al significato che ha avuto per me ciò che è appena passato.
Spesso la risposta a questa semplice domanda “Che titolo darei alla giornata appena passata se fosse un film?o un libro?” mi permette di comprendere meglio sensazioni ed emozioni appena vissute. Così la giornata di ieri la intitolerei ” L’arte di dare nutrimento”. Non è solo il nutrimento concreto – dei piatti che ho cucinato o dei regali dati e ricevuti – ma il dare come essenza della nostra esistenza e definizione del nostro carattere. Cosa diamo, come lo diamo, ci mostra, con sincerità, la qualità della nostra relazione con gli altri, con noi stessi e con il tempo. Ci sono cose che possiamo dare oggi ma domani sarebbero inadeguate.Ci sono relazioni in cui, se smettessimo di dare, arriveremmo velocemente ad una fine. Altre in cui potremmo dare anche solo briciole e sembrerebbero sempre un tesoro. Perché dare ha, in se stesso, sempre un elemento di mistero. Un mistero che nasce dalla rete di scambio, fittissima e continua, nella quale viviamo e siamo immersi.
Dare bene spesso stabilisce una simmetria tra il nostro desiderio di essere generosi e la felicità e la sorpresa di chi riceve il nostro dono. Così, dare generosamente e appropriatamente finisce per essere una contemplazione più che una azione, espressione di un’arte spontanea, e nello stesso tempo consapevole, della storia della relazione e una delle più difficili qualità umane. Dare o non dare è anche lo spazio in cui possiamo maturare senso di colpa, rimprovero o biasimo, proprio perché quel dare segna la connessione e il confine che c’è tra noi e l’altro. Un confine che non può essere oppresso dal dare troppo, né affamato dall’avarizia emotiva. Un confine che viene disegnato dall’abilità di riconoscere l’essenza del bisogno e la qualità del nutrimento che stiamo dando. Un’arte che spesso coinvolge il dare la cosa sbagliata alla persona sbagliata e comprendere così qualcosa di nuovo di quella relazione. Perciò ieri ho praticato quest’arte, non nel senso che io sono un’artista ma nel senso che ho provato, nel foglio bianco della giornata, a mettere i mei segni, a disegnare le forme dei miei scambi, e a lasciarmi trascinare dalla sorpresa e dalla novità.
Dare significa prestare attenzione e creare un contatto con la persona a cui stiamo dando; è una forma di attenzione in se stessa. Un modo per esprimere riconoscenza e gratitudine per la vita degli altri oltre che per la nostra. David Whyte
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Nancy Violeta Velez
Guardare al mondo anche se pur solo per esistere.
Compassione a noi stessi nel riconoscerci come siamo