Prosegue il breve viaggio sulla diagnosi in bioenergetica alla luce delle tre colonne del Sè Corporeo. La scorsa settimana abbiamo iniziato con “Considerazioni sulla diagnosi in bioenergetica (e non solo)”. Oggi affronteremo direttamente il tema del ruolo che ha la consapevolezza nella diagnosi e nel trattamento. O, forse, dovrei più semplicemente dire nella qualità di vita percepita dalle persone.
Valutare la consapevolezza
Ovviamente valutare la consapevolezza può sembrare un controsenso, visto che è una funzione primariamente riflessiva e propriocettiva. Nello stesso tempo risulta inevitabile, ascoltando una persona parlare, domandarsi se è consapevole del significato di ciò che gli accade e di ciò che dice. Per valutare la consapevolezza di una persona dobbiamo prima fare riferimento ad un definizione condivisa di consapevolezza. Possiamo dire che in bioenergetica la consapevolezza di sé è la consapevolezza corporea: su questa base poi possiamo essere consapevoli delle emozioni che proviamo. E’ importante distinguerla dalla storia narrativa di cui il paziente è consapevole: questa storia infatti può contenere numerose distorsioni percettive. In ogni caso la coerenza del racconto biografico, per i teorici dell’attaccamento, è una delle caratteristiche che indicano un attaccamento sicuro e quindi prestare anche attenzione alla coerenza narrativa può permetterci di cogliere segnali di non consapevolezza.
La consapevolezza presente
Una delle specificità della consapevolezza è il suo svolgersi nel momento presente, andando ad arricchire il bagaglio della conoscenza implicita di noi stessi. Quando ascoltiamo quindi, per valutare la consapevolezza della persona che abbiamo di fronte, non è sufficiente cogliere la coerenza narrativa di ciò che esprime ma è necessario anche, di tanto in tanto fermarlo e fare alcune semplici domande: “Come ti senti mentre dici questo?”, “Quali sono le sensazioni fisiche che accompagnano le tue emozioni?””Come mi potresti descrivere le tue sensazioni fisiche ed emotive”, “Senti collegamento tra le sensazioni fisiche ed emotive”. Queste semplici domande e le infinite varianti che ognuno di noi apporta, possono essere un primo elemento utile per inserire la comunicazione nell’area della consapevolezza di sé di cui parliamo in bioenergetica. E, di fatto, sono un modo per valutare se ci sono parole che descrivono la percezione. Un elemento importante per la consapevolezza perché, se non abbiamo parole per dirlo spesso significa che anche la propriocezione è confusa. Mentre la chiarezza e precisione espositiva si collegano ad altrettanta chiarezza e precisione mentale ed emotiva. Possiamo infatti cogliere se le parole sono private di emozione e, quindi, ipotizzare una disconnessione tra l’aspetto emotivo e quello percettivo e/o mentale.
E’ il contenimento che, arricchendosi, accresce l’onda della sensazione e rompe l’inconsapevolezza. Nicoletta Cinotti
Spostare la comunicazione al corpo
In questo modo iniziamo a spostare l’attenzione dal contenuto di ciò che ci viene detto, all’insieme costituito dal contenuto e dal modo con cui questo viene percepito.
Bastano queste semplici domande per scoprire, per esempio, se la persona è in grado di descrivere la sua esperienza, se ne ha consapevolezza, se riesce a prestare attenzione alla esperienza vissuta e percepita, nel momento in cui avviene. Inoltre, in questo modo, iniziamo a spostare l’attenzione al corpo, con un primo, gentile passaggio, verso il lavoro corporeo. Il lavoro corporeo bioenergetico infatti, molto spesso incontra l’ostacolo della difficoltà a comprenderne la ragione e il significato. Cercare le parole per descrivere l’esperienza incoraggia la comunicazione senza che comunicare sia una esperienza di perdita di contatto con il corpo. In questo caso, quello che inizia come percorso diagnostico, diventa già un percorso terapeutico.
Comprendere il significato del lavoro corporeo
Il lavoro corporeo all’inizio può essere percepito come strano o poco naturale. Perché? La ragione sta proprio nella consapevolezza e nella mancanza di educazione alla consapevolezza di se stessi con la quale cresciamo. Per cui, se presentiamo il lavoro corporeo in maniera troppo staccata dal contesto o troppo teorico, senza che la persona abbia preso coscienza della mancanza di consapevolezza corporea, non facciamo altro che aumentare quel “misterioso salto dalla mente al corpo” che si accompagna alla perdita di consapevolezza corporea.
Spesso la perdita di consapevolezza è associata ad un aumento della velocità di base: sono persone che hanno un ritmo accelerato e la velocità ha la funzione proprio di non portare alla consapevolezza elementi che si vorrebbe tenere “sotto controllo”. In questo caso anche la semplice indicazione di rallentare, attraverso le domande o il dialogo, può permettere una nuova apertura. Rallentare significa rimanere in contatto più a lungo con la propria esperienza emozionale soggettiva. In questo tempo più disteso può esserci un rallentamento dei processi cognitivi di valutazione o una momentanea sospensione. Il passare dal pensare al sentire quello che c’è nel presente richiede il tempo per raccogliere le sensazioni corporee e sviluppare un senso di competenza al riguardo e una maggiore tolleranza verso le sensazioni fisiche o emotive di disagio.
Aiutare la verbalizzazione degli stati interocettivi aiuta a rimanere nella propria esperienza emozionale soggettiva. Cercare le parole per descrivere l’esperienza incoraggia la comunicazione senza che comunicare sia una esperienza di perdita di contatto con il corpo. In questo caso, quello che inizia come percorso diagnostico, diventa già un percorso terapeutico.
Ciascuno di noi è un processo creativo, duplicativo, trasformativo e generativo di energia che si manifesta di volta in volta come desiderio, emozione, immagine, simbolo, gesto. Stanley Keleman
Consapevolezza, carica, scarica
La perdita di consapevolezza spesso si accompagna ad una sensazione di “scarica” di fatica. La perdita di consapevolezza è stato il prezzo che la persona ha pagato per sopprimere delle emozioni che non riusciva a sostenere. Il risultato è questa difficoltà a caricare efficacemente e scaricare efficacemente.
Il nostro organismo funziona attraverso un processo di carica e scarica e attraverso l’equilibrio tra i due momenti del processo. Questo equilibrio, mai statico, è importante perchè mantiene un livello di energia adeguato ai propri bisogni e alla propria fase della vita: un bambino impiega parte di questa energia per crescere e lo stesso vale per la crescita emotiva. Quando vogliamo “crescere emotivamente”, sciogliere difficoltà esistenziali, abbiamo bisogno di più energia: energia che raccogliamo “amplificando il nostro sistema”. Questa amplificazione dell’energia del sistema avviene principalmente attraverso l’allungarsi del respiro: ragione per cui il lavoro corporeo è così importante. I blocchi e le contrazioni muscolari richiedono infatti un impiego di energia per essere mantenuti; sciogliendo il blocco – che in bioenergetica è sempre corporeo ed emotivo – mobilizziamo nuove risorse.
The only way out is down. Alexander Lowen
Il lavoro corporeo e la consapevolezza
La perdita di consapevolezza viene mantenuta attraverso due processi corporei fondamentali: la perdita di grounding e la perdita di ampiezza del respiro. In bioenergetica l’ampiezza del respiro non è data dal volume respiratorio ma dalla sua lunghezza. Tutto il lavoro corporeo quindi è focalizzato sull’allungamento della inspirazione e della espirazione, più che sull’ampliamento della capacità respiratoria polmonare. Ampliando l’onda del respiro ogni inspirazione “spinge” ad avere un maggior radicamento a terra, grazie alla pressione che l’abbassamento del diaframma esercita sulla parte addominale. Il lavoro sul respiro e il lavoro di grounding quindi sono strettamente collegati.
In bioenergetica la tendenza è a non concentrarsi con un lavoro eccessivamente diretto sul respiro. Piuttosto la richiesta è quella di diventare consapevoli del respiro naturale, inteso come il respiro che sta avvenendo, nel momento in cui viene richiesto di portare l’attenzione. Lo scopo di questa richiesta è di fornire un sostegno per aprire i blocchi e le contrazioni che limitano il fluire naturale del respiro mantenendo la consapevolezza di ciò che accade nel momento in cui accade.
Le tensioni che limitano la nostra respirazione sono frutto dei conflitti emotivi che si sono sviluppati durante la crescita e lo scopo diretto degli esercizi, come dice Lowen in “Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica” non è tanto quello di ridurre la tensione, quanto di comprendere la qualità del flusso naturale della respirazione per riconoscere dove e come sentiamo il nostro respiro interrotto e comprendere cosa ha prodotto quell’interruzione.
A questo lavoro gentile e indiretto sul respiro si accompagna la meraviglia del grounding, ossia l’ampliamento del respiro che parte dal basso.
Il contenimento naturale e funzionale non dovrebbe essere confuso con la contrazione, la possessività e l’attaccamento spastico. Stanley Keleman
Il grounding, ossia l’ampliamento del respiro che parte dal basso.
Il grounding dà un buon fondamento ai nostri desideri e ai nostri bisogni e ci collega alla terra in un processo che è connessione, comunicazione e soddisfazione. Ha due dimensioni: il collegamento con la terra, come abbiamo detto poc’anzi, e l’espansione verso il mondo sociale. Infatti è attraverso queste funzioni che il bambino si radica nella realtà interiore e ambientale e getta il ponte tra l’esperienza infantile e quella adulta.Ogni interferenza con il nostro radicamento e con la nostra capacità di espansione riaffiora nel modo in cui ci colleghiamo al terreno e si riflette nel nostro aspetto corporeo e nel modo in cui ci inseriamo nell’ambiente sociale, stabilendo rapporti sbagliati con gli altri.
Questo processo ha tre fasi: Vibrazione, Pulsazione e Corrente.
La vibrazione è un fenomeno di risonanza simile a quello di un sasso che genera cerchi nell’acqua. Si produce così un continuum di oscillazione che forma un campo di azione e un passaggio di informazioni nel corpo.
La pulsazione è un processo di espansione e contrazione, di intensificazione o riduzione dell’eccitazione che si esprime nell’aspetto sociale del grounding. Se siamo ben radicati possiamo fluire liberamente tra il contatto e il ritiro ed esprimere così nel presente della nostra vita la pulsazione di vicinanza e distanza. Se invece non siamo ben radicati, siamo “costretti” a tenere una posizione immobile – di apertura o ritiro.
La corrente è l’espressione sistematica della nostra pulsazione e definisce la nostra tendenza prevalente e l’organizzazione corporea relativa a questa tendenza. E’ anche questo un processo sia corporeo che sociale. Il processo corporeo riorganizza longitudinalmente il corpo, ma questa corrente è anche azione che si esprime come organizzazione motoria verso il mondo. Una organizzazione motoria che può esprimere un bisogno o un desiderio o una emozione. Le interferenze a questo flusso naturale – corporeo e sociale – provocano angoscia, dubbio, collera o indebolimento del senso di identità.
Questo processo però ha anche la funzione di sviluppare la nostra capacità di contenimento. Ma – come dice Keleman – “il contenimento naturale e funzionale non dovrebbe essere confuso con la contrazione, la possessività e l’attaccamento spastico”. E’ il contenimento che, arricchendosi, accresce l’onda della sensazione e rompe l’inconsapevolezza.
In questo caso il lavoro corporeo ha una doppia funzione di diagnosi e di azione terapeutica in se stessa. Approfondiremo questo aspetto nella prossima settimana
Poiché la funzione si esprime anche nella struttura e nel movimento, possiamo usare entrambi come strumenti diagnostici e agenti terapeutici. Alexander Lowen
© Nicoletta Cinotti 2015
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Letture consigliate
Cinotti N., L’espressione di un antico bisogno di compagnia: infant research e analisi bioenergetica, Grounding, 20122, pp.724
Cinotti N., “The role of embodied awareness in Mindfulness and Bioenergetic”, International Journal of Psychotherapy, 2012, 16(3), 6
Cinotti N., “Costruire significati condivisi a partire dall’esperienza corporea: la prospettiva dell’analisi bioenergetica”, Grounding, 12, 2010, pp.5162.
Cinotti N., Zaccagnini C., Analisi bioenergetica in dialogo, Milano,Franco Angeli, 2009.
Cinotti N., Wendelstadt S., “Crescere con il contatto”, Introduzione a Klein M.,Massaggi che parlano al cuore, Casale Monferrato: Sonda, 2009.