
Sono arrivata alla conclusione che la parola “forse” è quella che ha inventato la filosofia. Mi piace come parola perché incrina il muro della certezza e apre la pianura della riflessione. Come tutte le armi può essere a doppio taglio, quando ci butta nel sospetto e nel dubbio eppure è un bel paracadute nei confronti dei nostri piani strategici. Possiamo fare i nostri piani strategici ma, forse, considerare anche la possibilità di ricevere delle sorprese. Ecco la parola “forse” è una di quelle parole che attenua il dolore che legato alla sorpresa e attenua anche il dolore della delusione. Per qualche ragione spesso le sorprese ci spaventano, come se fossero segnali di pericolo. Eppure le sorprese sono il modo che la realtà ha per manifestare la verità delle cose. Quando ci siamo detti forse abbiamo considerato la possibilità che qualcosa di diverso si realizzasse e questa possibilità ci ha reso più aperti.
Forse è anche la porta della consapevolezza che il controllo è un’illusione che cresce accanto al mito della meritocrazia. Non veniamo premiati con certezza se abbiamo fatto tutto il possibile. Può darsi che accada come no e questo è amaro ma reale come una liquirizia che sciogli in bocca e ti regala la sua dolcezza solo nel retrogusto. Così stiamo imparando un sacco di parole nuove, tutte legate al cambiamento, forse sono parole che non amiamo perché il trionfo è più rassicurante ma sono parole che ci mettono con i piedi per terra e da lì è meno difficile cadere.
Forse sì o forse no è la storia che racconta Pema Chödrön in uno dei suoi libri. Una breve storia in cui degli avvenimenti in sequenza rivelano l’altra faccia della medaglia e quello che sembrava una perdita diventa una vittoria e viceversa quello che sembrava una vittoria rivela l’altra faccia. Ecco ogni volta che vinciamo e ogni volta che perdiamo dovremmo mettere un forse in mezzo a fare da cuscinetto, perché quella parola apre un mondo di possibilità. Quando ci diciamo “forse”, in quel preciso momento, ci troviamo di fronte ad uno spettacolo senza pubblico, quella verità, per un attimo, riguarda solo noi: aspettiamo a tirare le conclusioni. Magari finirà tutto con un grande applauso.
Forse un mattino, camminando nell’aria limpida
e secca, girandomi, vedrò compiersi la rivelazione:
vedrò, stordito come un ubriaco,
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me.
Poi, come se fossero su uno schermo, di colpo prenderanno posto
gli alberi, le case, i colli, per ricostruire l’inganno consueto della realtà.
Ma sarà troppo tardi; e io me ne andrò in silenzio,
mantenendo il mio segreto, tra gli uomini che non si voltano. Eugenio Montale
Pratica di mindfulness: La chiarezza
PS: Per la parola forse è utile imparare a non aggrapparsi: ecco un articolo di bioenergetica in cui ne parlo. Ruolo e funzione dei blocchi in bioenergetica
© Nicoletta Cinotti 2021 Meditazione e poesia