
Credo che tirarsi fuori dai problemi sia spontaneo e desiderabile. Siamo organizzati per la sopravvivenza e quindi quando abbiamo un problema cerchiamo una soluzione, possibilmente rapida ed efficace, per venirne fuori.
In questo mi sono specializzata, come tutti gli psicoterapeuti: soluzioni per tirarsi fuori dai problemi. Però – c’è sempre un però – bisogna essere onesti, un conto è la professione e un conto la vita personale. Così per tanto tempo il mio modo per tirarmi fuori dai problemi non è stato tanto saggio (anche se sembrava molto efficace): mi distaccavo. Guardavo le cose da distante come se accadessero ad un’altra persona, nemmeno tanto conosciuta. C’erano indubbi vantaggi: riduzione del dolore, molto self-control, possesso abbastanza agile delle risorse cognitive, minore impulsività e maggiore temperanza emotiva.
Sono andata avanti così parecchio tempo ma poi mi sono accorta anche degli effetti collaterali: la minore percezione del dolore a volte mi faceva rimanere troppo a lungo in situazioni dalle quali sarei semplicemente dovuta uscire. Il self-control faceva diminuire l’empatia nei confronti di me stessa e anche la capacità di provare self-compassion e colorava il mio rapporto con me di una qualità di indifferenza. Non mi spaventavo in situazioni in cui la paura sarebbe stata necessaria e utile, non mi arrabbiavo in occasioni dove era opportuno. Sembrava che le cose mi scivolassero accanto. Ovviamente non era sempre così: era vero per una certa percentuale di tempo ed era abituale nei momenti difficili. È per questo che ho capito benissimo cosa intendeva il personaggio del film di Sorrentino, È stata la mano di Dio, quando invitava Fabietto a non disunirsi. Perché questa distanza è come disunirsi. Non è la smarginatura. Quella è un’altra cosa: è quando perdi i confini e ti mischi con la realtà. Ti senti sparire perché il dolore che hai tenuto dentro ha diluito l’integrità. Dissociare, prendere le distanze, è un’altra cosa. È dire al cuore, “non sta succedendo veramente a me ma a te”. Allora tornare a casa diventa la cosa più urgente da fare. Anche più urgente che tirarsi fuori dai problemi. Tornare a casa insieme è più facile e certi viaggi, come insegna Virgilio, è meglio farli in due: cuore e ragione. Senza cuore la ragione non salva, senza ragione il cuore non procede.
Pratica di mindfulness: Dalle crepe entra la luce
© Nicoletta Cinotti 2022 Reparenting ourselves: ritiro di bioenergetica e mindfulness