
Capita a tutti di arrivare alla sera spremuti dalla stanchezza. Di trovare la propria agenda troppo fitta o compressa. In parte è inevitabile perché viviamo in un mondo che ci chiede tanto, tantissimo.
In parte però è evitabile. Perché quella sicurezza che cerchiamo, lavorando intensamente, quella soddisfazione che cerchiamo, offrendoci molti stimoli diversi, ha una ragione segreta: non vogliamo più arrivare a sentire il nostro bisogno. Vogliamo prevenirlo, anticiparlo, anestetizzarlo, dominarlo. Come se allontanandoci dal nostro bisogno potessimo essere più felici e più perfetti. Perché il bisogno comunica, subito, un senso di vulnerabilità
Quel morso profondo che ci dice “Manca qualcosa” oppure “Ho bisogno di te”. In buona parte la pressione della nostra vita è per metterci in condizione di non sentire più l’acutezza del nostro bisogno e il morso della sua fame. Così ci spremiamo fino all’ultimo per evitare di sentire che abbiamo bisogno di qualcosa. Lo facciamo in modo preventivo, onnicomprensivo, esteso. Preferiamo essere spremuti dalla stanchezza che spinti dal bisogno.
Eppure c’è un piccolo ma non insignificante dettaglio: il bisogno disegna il nostro percorso naturale di crescita e cambiamento.
“Solo imparando ad abbracciare fino in fondo tutti gli aspetti di noi stessi –compresi gli elementi a prima vista più negativi della nostra mente e del nostro cuore –, impareremo ad abbracciare anche gli altri. Solo scoprendo la bontà fondamentale sia del nostro loto sia del nostro fango, impareremo a vedere quella di tutti gli esseri viventi.” Accogliere l’inaccettabile: Come vivere appieno un momento spezzato by Pema Chōdrōn
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale
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