
L’estate è la mia stagione preferita, niente maglioni, niente tisane per scaldarmi: ci pensa il sole. È così per moltissime persone, usciamo di casa e facciamo cose che abbiamo aspettato di fare tutto l’anno. Quindi, in poche e banali parole, l’estate dovrebbe essere la stagione della felicità. Non è così. È una stagione divisa a metà tra chi d’estate sta meglio e rifiorisce e chi d’estate sta peggio e non vede l’ora di cogliere i primi segni dell’autunno. Forse penserai che è normale, che non a tutti piacciono le stesse cose e certamente hai ragione. Però c’è un altro aspetto dell’estate che è tanto umano quanto profondo: ad alcune persone fa male il paragone. Un paragone che, in estate, diventa fortissimo.
Perché d’estate esponiamo tutti un po’ di più: abbiamo vestiti più leggeri, mettiamo più foto sui social, manifestiamo di più la nostra felicità e se ti senti escluso da tutto questo il tuo dolore aumenta e Ferragosto diventa doloroso come il giorno di Natale per chi non ha famiglia. È un tratto di invidia? Io direi che è l’opposto di una delle qualità della nostra mente originaria: la gioia compartecipe.
La gioia compartecipe è la capacità di gioire della felicità altrui, di condividerne gli effetti benefici anche se non diretti a noi stessi. È quello che ci fa essere felici quando si sposa qualcuno, nelle feste di laurea, alla nascita di un figlio. È un’emozione che possiamo provare per ogni attimo di gioia altrui e che rende il nostro animo più leggero. È come se ricevessimo un’eredità non economica ma di felicità: beneficiamo di una ricchezza che appartiene ad altri.
L’assenza di questa qualità significa che possiamo gioire solo di ciò che riguarda noi direttamente e questo rende le nostre occasioni di felicità più piccole. Le rende un francobollo sulla busta.
Coltivare la gioia rende la felicità presente nel mondo sempre indirizzata a noi. Sposta la nostra attenzione dai problemi – sempre presenti – alla bellezza collaterale, altrettanto presente e accanto a quella gioia sottile che ci dà la condivisione.
Le cose che danno senso alla vita sono quelle che non puoi comprare. Alberto SImone
Pratica di mindfulness: Ammorbidire il cuore
© Nicoletta Cinotti 2018 La cura del silenzio
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