Spesso consideriamo la fame come un impulso, senza sfumature, che merita di ricevere una pronta risposta. Portare la consapevolezza alle azioni quotidiane svela, invece, quante sfumature possono esserci nella fame, nel cibo e nel nostro rapporto con il cibo. Include, ovviamente, anche il fatto che la nostra consapevolezza non sarà mai completa ma sarà dinamica se ci permetteremo di rallentare e tornare alla curiosità per il cibo e il mangiare senza distrazioni.
[box] Siamo sempre sulla strada per andare da qualche altra parte, in qualche situazione migliore, per essere più magri, o più felici, o più realizzati senza essere mai davvero in una relazione saggia con questo momento. Una relazione che includa amore per noi stessi per come siamo ora. non per come potremmo diventare.[/box]
La consapevolezza – mindfulness o presenza mentale – ci chiede solo di essere presenti in quello che facciamo, quando lo facciamo e per questo, spesso, apre insospettati spiragli di comprensione sul perchè stiamo facendo qualcosa proprio in quel modo.
[box] Mindfulness significa prestare attenzione intenzionale, non giudicante, a quello che accade dentro di te – nel corpo, nelle emozioni e nella mente – e fuori di te, nell’ambiente che ti circonda. È una consapevolezza senza giudizio o critica ma piena di attenzione affettuosa.[/box]
Così potremmo scoprire che esiste una fame legata allo sguardo che, per ognuno di noi ha una importanza soggettiva. Da zero a 10 quant’è importante vedere del cibo per desiderarlo? Spesso guardare non è una funzione isolata ma si lega all’odorato – una fame legata all’odorato – che suscita una fame specifica. Anche in questo caso potremmo farci la stessa domanda: quanta della nostra fame è suscitata dall’odore del cibo? E quanto è suscitata dalla memoria del gusto? Alla fine se consideriamo questi elementi possiamo renderci conto che la fame propriamente detta – quella che riguarda lo stomaco – ha dei presupposti che arrivano prima. Arrivano dalla stimolazione sensoriale degli occhi, dell’odorato, del gusto e possono essere elementi così importanti da confonderci e lasciare alla fame dello stomaco un ruolo assolutamente secondario.
[box] Nel mindful eating c’è una regola base: comprendere che se non siamo consapevoli di quello che mangiamo per la mente è come se non l’avessimo mangiato. Ma per il corpo, si![/box]
Ci sono altri elementi ancora che contribuiscono alla nostra fame. Spesso scegliamo un cibo perchè ci conforta, ci consola o ci aiuta ad andare avanti quando siamo stanchi: Jan Chozen Bays la chiama la fame del cuore e si accompagna ad un’altra fame: quella della mente. Quante volte ci capita di aver l’impulso a mangiare senza avere fame, ma perchè abbiamo bisogno di qualcosa? Forse ci stiamo annoiando, oppure stiamo aspettando una telefonata e siamo in ansia e mangiare diventa un modo soddisfacente per passare il tempo. Peccato che diventi anche un modo per appesantirci e lasciarci poi pieni di insoddisfazione e sensi di colpa!
Alla fine quanto gioca invece la sensazione di avere fame proprio di un cibo specifico: di frutta, verdura, di acqua?
Così, quando diciamo che abbiamo fame, cosa stiamo dicendo? a quale di queste sette diverse tipologia di fame stiamo rispondendo?
© Nicoletta Cinotti 2016 Foto di ©campra
Per approfondire
Jan Chozen Bays, Mindful Eating