
Il semplice è anche facile?
È singolare il rapporto che abbiamo con la semplicità delle esperienze. Dichiariamo passione per la semplicità ma, a volte, il fatto che qualcosa sia semplice ci fa perdere interesse, oppure attenzione. E lo rendiamo, così, scontato
In questo modo una grande parte delle nostre esperienze – poiché sono semplici – finisce per diventare automatica. Di questo dobbiamo ringraziare la nostra intelligenza. È organizzata in compiti e se trova il compito semplice mette la spunta – fatto – e cerca, avidamente, qualcosa di più difficile in cui impegnarsi. A volte mettiamo la spunta – fatto – senza nemmeno aver provato davvero a farlo, solo perché sappiamo già come si fa. È come se avessimo sempre fame di nuove esperienze e lasciassimo molte delle esperienze che sono nel nostro piatto, nelle nostre giornate, senza assaggiarle perché ci sembrano troppo conosciute. Questo rende la nostra esperienza delle cose semplici molto superficiale.
La meraviglia però arriva quando possiamo entrare in profondità anche nel compito più semplice ed essenziale. In quel momento tutto diventa chiaro e calmo. Perché abbiamo tolto le etichette, abbiamo tolto la velocità che altera e massifica la percezione. In quel momento, abbiamo saputo tenere la nostra attenzione nella percezione e nella novità che la percezione ci offre. Andare in profondità in qualcosa di semplice, come il respiro, ci permette di dire, alla nostra intelligenza, che il mondo non inizia né finisce nelle cose che abbiamo capito. Inizia e finisce in quelle che abbiamo sentito.
Possiamo scoprire così che quello che è semplice non è detto che sia facile.
Praticare la consapevolezza può essere semplice ma non necessariamente facile…Questo lavoro però è intrinsecamente gratificante perché ci pone in contatto con molti aspetti della nostra vita che di solito trascuriamo e perdiamo di vista. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Spazio di respiro di tre minuti
© Nicoletta Cinotti 2022 Il protocollo MBCT online
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