
Immagina per un attimo che le tue emozioni siano come un animale selvatico. Un cavallo, un lupo, una tigre. Scegli un animale che rappresenti la qualità dell’energia che quell’emozione ha per te. Scegli un animale valutando quanto può essere difficile addomesticarlo.
Quando nasciamo le emozioni che proviamo chiedono di essere regolate da un adulto. Le regola attraverso l’affetto, cullandoci se stiamo piangendo o stimolandoci se siamo troppo ritirati. I nostri genitori sono quelli che ci insegnano come trattare con le emozioni che sono selvatiche perché spontanee e naturali. Il loro esempio diventa la nostra educazione emotiva. Non è fatta di parole e spiegazioni. È fatta, prima di tutto di gesti, di affetto, conforto e stimolazione. Poi, con il tempo, impariamo a gestire le nostre emozioni anche attraverso i nostri pensieri. Ci parliamo, ragioniamo, addomestichiamo con la razionalità questo mondo il cui fascino è la libertà. Una libertà che sappiamo che può diventare anche pericolosa. Lasciare le emozioni selvatiche e libere di scorrazzare può essere davvero un rischio. Tenerle troppo represse può essere altrettanto dannoso. Cerchiamo un equilibrio che ci permetta di padroneggiarne la forza, la spinta propulsiva e l’energia, senza averne troppi danni. Non vogliamo addomesticarle con la violenza anche se, a volte, abbiamo avuto un’educazione così repressiva che alcune delle nostre emozioni non hanno trovato diritto di cittadinanza.
A volte sono difficili da addomesticare e così chiediamo aiuto alla psicoterapia o alla meditazione. Il punto è che vorremmo, giustamente, conservarne la forza, padroneggiarla proprio come faremmo con un cavallo selvatico. Tutta l’energia delle nostre emozioni è utile, fondamentale. Ne abbiamo bisogno perché la nostra vita sia viva. Reprimere le emozioni, negarle o proiettarle ci lascia poveri di noi, privati della nostra anima. La rabbia è un danno solo quando è esplosiva: quando ne siamo padroni è un motore potente che contiene la paura. L’ansia è una sveglia, quando ci trascina diventa una valanga ma possiamo tenere con noi la sua energia per svegliarci alla vita. Il punto è sempre lo stesso: non buttare via il bambino con l’acqua sporca!
Pensate a un cavallo e ad un cavaliere. Il cavaliere, con il suo controllo cosciente della direzione e della velocità, funge da io; il cavallo fornisce il centro inferiore, la forza e la sicurezza nell’incedere che garantiscono al cavaliere di essere portato dove desidera. Se il cavaliere perdesse la coscienza, il cavallo, nella maggior parte dei casi, lo porterebbe salvo a casa. Ma se crollasse il cavallo, il cavaliere sarebbe virtualmente impotente e non potrebbe far altro di meglio che avviarsi a piedi verso la sua meta. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2021 Emozioni selvatiche: un programma per elefanti coraggiosi