
Mi sveglio e sono subito attiva. Rimango nel letto per la prima pratica della giornata che è il body scan. Mi serve per non correre subito fuori dal letto e per prendere contatto con il corpo. Amo il body scan. È un amore nato lentamente: all’inizio era una lotta contro il torpore che arrivava dopo i primi minuti e che mi faceva regolarmente precipitare nel sonno. Farlo al risveglio mi ha salvato.
La ragione del mio amore per il body scan però è un’altra. Lo amo perchè mi consente di sentire ogni parte del corpo, ascoltarla per qualche istante e, soprattutto, permettere al corpo di essere com’è. A volte tonico e piacevole, a volte dolorante e rigido.
È così che ho iniziato a prendere confidenza con una delle basi della mindfulness che è già, di per sé, mindfulness: permettere. Non partire subito dall’idea che sia necessario cambiare, dall’idea che sia indispensabile qualcosa di diverso. Partire dall’idea che il primo passo è proprio prendere confidenza con le cose così come sono. Con la realtà così com’è. Permettere mi consente di non risvegliare il mio spirito da lottatrice e mi offre il tempo per diventare intima con la realtà.
Sembra un atto passivo permettere e invece non lo è affatto. La prima cosa che incontriamo è, all’opposto, proprio l’impulso a correggere e modificare. Un impulso che , nei confronti del corpo, può diventare feroce. Sono stata adolescente nella generazione dei disturbi alimentari. Oggi mi affaccio alla maturità nella generazione dei trattamenti estetici massivi. Come se fosse impossibile lasciare al corpo la possibilità di essere proprio com’è.
Non facciamo diversamente con la nostra vita. Facciamo fatica a partire dal punto in cui siamo: pensiamo sempre che prima dobbiamo fare qualcos’altro. Cambiare i difetti, modificare la realtà.
Permettere ci apre alla possibilità che la nostra attenzione non sia divisa tra come siamo e come vorremmo essere. Permettere restituisce l’unico vero punto di partenza di qualsiasi cambiamento, di qualsiasi viaggio. L’inizio è sempre il punto in cui siamo.
Per me, il miglior modo per definire la mindfulness è un verbo che esprime un’azione: l’azione di “permettere”. Permettere alle cose di essere come sono. Momento per momento. Esperienza dopo esperienza. Respiro dopo respiro. La mindfulness è permettere che le cose siano come sono. Victor Davich
Pratica di mindfulness. La consapevolezza del corpo oppure la meditazione live su Facebook alle 8
© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR; serata di presentazione gratuita Genova 8 Ottobre. Chiavari 9 Ottobre