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Mannaggia al body scan: ovvero riportare la mente a casa

12/04/2017 by nicoletta cinotti 1 commento

Credo che, se chiedessi a 100 persone se gli piace il loro corpo, molte mi risponderebbero con una espressione mista tra disapprovazione e imbarazzo che no, in effetti c’è qualcosa che proprio non amano. E se ci fosse una certa confidenza mi descriverebbero difetti difficilmente visibili o elementi molto tipici della loro vita e della loro storia.

Magari mi parlerebbe della loro pancia, dimenticandosi che cosa dice la loro pancia. O delle loro braccia. Guarderebbero al corpo come se lo vedessero dall’esterno, con gli occhi critici di un venditore di cavalli che cerca il cavallo perfetto.

Così non c’è da meravigliarsi se poi scopriamo che parti intere del nostro corpo non sono percepite o sono dis-percepite: le sentiamo più grandi o più piccole, storte o insensibili. Cosa fareste voi con qualcuno che vi guarda con disapprovazione? Cerchereste di stargli alla larga, immagino e così fa il nostro corpo. Cerca di stare alla larga dalla nostra mente giudicante e così rimane, trascurato o incolto.

E noi rimaniamo convinti che tutto questo non sia davvero importante: che possiamo criticare il corpo senza conseguenze. Che anche se non lo sentiamo è lo stesso. Non è proprio così perché la base dalla quale sorgono i nostri pensieri e da cui originano le nostre parole è proprio il terreno corporeo. E, in più, il corpo è come un animale selvatico: non si mostra a chi, urlante, gli chiede di uscire allo scoperto. Compare a chi lo aspetta, a chi aspetta che la sensazione arrivi, con fiducia e con pazienza.

Molte volte, quando le persone iniziano a fare il body scan, si accorgono di non sentire. E allora fanno piccoli trucchi per sentire: leggeri movimenti oppure immaginano la parte del corpo che vorrebbero sentire. Per non aspettare che il corpo – lungamente bistrattato – esca allo scoperto e gli parli. Per altri invece il problema è lo spiacevole che emerge dalle sensazioni corporee. Lo collegano ad un pericolo e cercano di eliminarlo pensando che sentire il corpo dovrebbe solo condurre alla beatitudine del rilassamento e mai alla turbolenza dell’incontro con la propria tensione.

Quello che facciamo quando ci mettiamo in ascolto del corpo è riportare la nostra mente a casa. Se quella casa è stata lungamente disabitata può darsi che la troveremo polverosa e disordinata. Ma solo tornando a casa potremo prendercene cura. Aspettiamo che il nostro corpo ci parli e, soprattutto, ascoltiamolo. Lui ha avuto molta pazienza con noi.

La mente può impiegare del tempo per ricollegarsi pienamente al corpo, essendo infiniti i circuiti cerebrali che si devono riconfigurare e rinforzare. Il processo non deve essere per forza difficile ma spesso lo è. Perché?(…) Nella pratica del Body Scan richiedi alla tua attenzione di concentrarsi su una cosa che in genere ignori: il tuo corpo. Dunque se diventi irrequieto o ti annoi puoi dare il benvenuto a quelle sensazioni perchè ti stanno fornendo il vero e proprio allenamento di resistenza che ti serve a migliorare la concentrazione e la consapevolezza. Williams, Penman

Pratica di mindfulness: Body Scan breve

© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare: ritiro di primavera Foto di ©jannajudebrown

Archiviato in:mindfulness continuum Contrassegnato con: consapevolezza, corpo, fiducia, mente, mindful, mindfulness, Nicoletta Cinotti, parole, pazienza, pratica di mindfulness, ritiri, ritiri di mindfulness, ritiri di mindfulness e bioenergetica, ritiro, ritiro di bioenergetica e mindfulness, ritiro di meditazione, ritiro di mindfulness, salute e benessere

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Leonardo dice

    12/04/2017 alle 07:18

    O anche giudici che vendono cavilli, che cercano il cavillo perfetto.

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