
Siamo tutti sensibili alle regole: addomesticati fuori e un po’ selvatici dentro. Le regole rigide suscitano molto spesso ribellione e trovare l’equilibrio tra il rigore necessario e la libertà non è facile. Almeno per me. Dolcezza, passione ed esempio spesso valgono più di mille ordini. Così cerco, il più possibile di evitare di dare indicazioni troppo precise per permettere alle persone di trovare, per prove, la loro posizione.
Ma c’è un segreto dentro ogni cosa: il segreto qui è che siamo troppo appassionati di analgesici, convinti che il dolore faccia male e che il piacere faccia bene. Ogni giorno possiamo scoprire che ci sono piaceri che ci hanno fatto decisamente male. Ogni tanto riconosciamo anche che ci sono dolori che sono stati fondamentali e hanno portato cambiamenti positivi. Ciononostante rimaniamo innamorati della fuga. Della possibilità di scappare che, anche filogeneticamente, è da sempre una modalità difensiva.
È vero, lo vediamo tristemente in questi giorni: scappare può voler dire la salvezza ma le situazioni in cui fuga è uguale a salvezza sono specifiche, rare e dolorosamente certe. La nostra fuga quotidiana è più un’illusione che una salvezza. Ci muoviamo nella convinzione che sia possibile trovare una situazione decisamente comoda. Usiamo il movimento come analgesico quando invece rimanere fermi ci permetterebbe di scoprire molto di più. A volte anche di scoprire qual è la vera salvezza che cerchiamo, la vera salvezza di cui abbiamo bisogno.
Sarò assolutamente onesta: sono un’esperta in fughe e sparizioni. Adoro essere invisibile e cerco sempre di capire qual è la via d’uscita nella situazione in cui mi trovo. Questo mi ha salvato la vita? Non lo so. Qualche volta è stato provvidenziale; molte altre volte è stato solo stressante e faticoso. Adesso incomincia un fenomeno nuovo. Sento che non voglio più scappare anche se la realtà è abrasiva. Non voglio più illudermi che la fuga sia sempre una salvezza. Voglio solo uscire dal paradosso dell’incredulità. Il paradosso dell’incredulità è quello che ti fa mettere al sicuro, scappando, cento volte e ti fa rimanere, incredulo che possa davvero succedere il peggio, l’unica volta in cui dovresti davvero scappare. Succede la stessa cosa con le persone che temono di venir tradite: non si fidano mai e poi scelgono di fidarsi dell’unica persona che, invece, le tradirà. Succede perchè se abusiamo di una difesa poi non la sappiamo più usare al momento opportuno, come nella storia di Pierino e il lupo. Troppe volte aveva gridato al lupo. Quando il lupo arrivò nessuno gli credette.
Non ci sono tante alternative, ogni giorno, ogni ora, ogni momento, ricomincio da capo: rimango ferma fino a che no comprendo davvero in quale direzione muovermi perché la direzione si trova rimanendo fermi. Muovendosi in continuazione si incontra solo la nostra confusione e il nostro disorientamento. O almeno è così per me.
L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi: il primo è sapere quando cominciare; il secondo è capire quando fermarsi. Paulo Coelho
Pratica di mindfulness: La meditazione della montagna
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