
Peregrinus, straniero, questo è l’etimo originario della parola pellegrinaggio e pellegrino. In genere si compie il pellegrinaggio verso un luogo sacro ma cosa c’è di più sacro che tornare al proprio Sé, alla propria mente originaria? È un viaggio che può iniziare in ogni momento; inizia quando ci sentiamo stranieri a noi stessi. Un senso di estraneità a noi e alla nostra vita che diventa quasi insopprimibile. Cosa c’è di più sacro che rendere il cuore a sé stesso, allo straniero che ci ha amato e ci sa a memoria? Cosa c’è di più sacro che tornare a casa, alla nostra famiglia interiore che raccoglie solo frammenti della nostra famiglia originaria?Siamo cresciuti, a volte quasi a nostra insaputa, ed è nostra la responsabilità di cura nei confronti di noi stessi. Una responsabilità che comporta smettere di rimproverare i propri genitori. Crescere è diventare pellegrini perché prima cerchiamo fuori, poi, alla fine, ci arrendiamo e iniziamo a cercare dentro la risposta che volevamo avere.
Il momento in cui prendiamo atto che possiamo aver bisogno di aiuto, che trovarlo non è poi così difficile ma la risposta sta dentro di noi è un momento-vertigine, uno di quei momenti in cui ti sembra di precipitare nel vuoto. In quel momento ci accorgiamo che stiamo davvero diventando grandi e che, se siamo stati davvero pellegrini, diventiamo grandi senza arroganza. Non abbiamo l’arroganza del sapere ma la consapevolezza dell’incertezza del terreno, dell’incertezza della vita. In quei momenti-vertigine potremmo accorgerci che dentro c’è vuoto, che l’idea che gli altri abbiano dentro chissà ché è un’idea-bambina, quella che è nata quando, da piccoli, i grandi ci sembravano misteriosamente grandi. Nella vertigine potremmo scoprire che abbiamo riempito tutto quel vuoto perché ci faceva paura, perché pensavamo fosse sbagliato ma, invece, quel vuoto è il pieno di tutte le possibilità. Quello che ci hanno regalato il giorno esatto in cui siamo nati. Pellegriniamo per tornare a quel vuoto – anatta – che ci permette di essere in ogni momento diversi, in ogni momento noi stessi.
Il pellegrino viaggia leggero perché conosce la pesantezza. Il pellegrino cammina a lungo per arrivare in quel luogo che ha sempre portato con sé, dentro di sé: il luogo di tutte le possibilità che si compiono una volta sola. Che vertigine! Togliere la polvere dai nostri occhi e il velo dell’abitudine dal nostro spirito. I giapponesi dicono: “Ichi-go ichi-e” ossia, solo una volta nella vita. Ch vertigine tutta questa novità, tutta questa libertà.
In molti casi impariamo di più cercando la risposta che non trovandola. Mark Nepo
Pratica di mindfulness: Non sapere è la più grande intimità
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