
Quando siamo innamorati le cose possono essere più facili del solito: desideriamo primariamente l’unità e quindi ci troviamo a volere le stesse cose senza bisogno di entrare in nessuna mediazione o trattativa.
Quando diventiamo una coppia che si ama iniziano ad affiorare anche i bisogni personali e, con questi bisogni, le nostre preferenze individuali. A questo punto, proprio nel momento in cui l’altro manifesta i suoi bisogni personali, potremmo iniziare ad essere piuttosto confusi. Perché siamo convinti che all’altro piacciano le stesse cose che piacciono a noi (a causa dello strascico lasciato dall’innamoramento) e invece non è così. Tranquilli: non è così ma non è una tragedia. Basta fermarsi e ascoltare qual è il linguaggio dell’amore di cui ha bisogno il nostro partner.
Il linguaggio dell’amore
Per alcuni la chiave è ricevere piccoli regali o gesti di attenzione. Basta quello per farli sentire amati. Per altri, invece, l’amore passa dall’offrire sicurezza economica e stabilità affettiva. Dare sicurezza diventa una sorta di missione che va bene se al nostro partner serve sicurezza ma potrebbe annoiare mortalmente un partner che ha, invece, bisogno delle sorprese. Perché non siamo tutti uguali. Per ognuno di noi la sensazione di essere amati si accompagna ad un codice comunicativo e di relazione. Più il nostro partner sa riconoscere il nostro codice più ci sentiamo amati, anche se questo aspetto non ha niente a che vedere con il sentimento ma molto a che vedere con il comportamento.
I codici del linguaggio d’amore
I prevedibili e gli imprevedibili
Ci sono persone che si sentono amate quando si sentono al sicuro. Nessuna sorpresa per loro è una buona notizia. Amano la regolarità, la stabilità, la routine. Potrà sembrare strano ma più tendiamo ad essere ansiosi e più apprezziamo la stabilità. Un ritardo può gettare nel panico, un imprevisto nell’ansia. Se vuoi far sentire amato un partner di questo tipo, telefona per avvisare di ogni ritardo, avvisalo di ogni cambiamento. Accetta che la sua emozione base è la paura e offrigli più informazioni possibili sulla tua giornata. Se questo dovesse disturbarti perché ti senti controllato, affermalo ogni volta ma, nello stesso tempo dai valore a quanta tranquillità ti può portare dare informazioni precise.· Ci sono persone che, amano, al contrario, la sorpresa e l’imprevedibilità. Un invito a cena fuori programma, un fine settimana organizzato all’ultimo momento e qualsiasi altra cosa esca dalla routine diventa il miglior indicatore di amore. Associano la novità alla freschezza del coinvolgimento e tendono a deprimersi nella routine. Hanno bisogno di piccoli sprazzi di gioia e anche di piccole pazzie, la perdita di vitalità della routine fa emergere della tristezza. Sono persone che hanno bisogno di vitalità per non spegnersi. Non è necessario un grande impegno economico: basta avere un po’ di fantasia e mettere qualcosa di nuovo almeno una volta al mese. Se un partner che ha bisogno di stabilità si innamora di uno che ha bisogno di novità le cose possono essere piuttosto difficili ma se riconosciamo la differenza tra i nostri reciproci linguaggi in amore una mediazione è sempre possibile.
Gli accuditori e gli accuditi
Trovare la cena pronta per molte persone è un grandissimo atto d’amore. Io sono tra quelle. L’ultima cosa al mondo a cui vorrei pensare è la cena, la spesa, le bollette. Se qualcuno mi solleva da questo peso per me diventa un supereroe. Non sono la sola a pensarla così. Molte persone, anche se fanno fatica a confessarlo, si sentono amate perché l’altro le solleva dai compiti quotidiani e gli offre una soluzione pronta. Per alcuni queste cose possono essere scontate e di poco valore. Per altri sono fondamentali. La cosa importante quando una coppia è stabile è imparare a riconoscere gli aspetti nei quali siamo diversi. Capirsi alla perfezione non è sempre un segno d’amore. A volte possiamo capire alla perfezione qualcuno solo perché è molto simile a noi oppure perché proviene dalla nostra stessa esperienza di vita ma non è detto che questo sia un segno d’amore. È un segno d’amore quando riconosciamo cos’è che lo fa sentire amata o amato e gli offriamo questo tipo di esperienza perché vogliamo farla felice
L’intimità fisica e l’intimità affettiva
Ci sono persone per le quali non c’è amore senza intimità fisica. Un abbraccio, un bacio possono essere segnali sufficienti per aprirgli il cuore. Il fatto che la cena non sia pronta o la camicia non sia stirata è secondario se ricevono contatto fisico e non solo contatto sessuale. Il contatto fisico e il contatto sessuale non sono la stessa cosa. Il contatto fisico calma e conforta. Il contatto sessuale eccita e dà piacere. Il contatto fisico per molte persone è un preludio all’intimità sessuale. Per altre è così appagante che fa parte di un diverso tipo di esperienza. Privare una persona che ha bisogno di contatto fisico e offrirgli solo contatto sessuale può suscitare molta incomprensione. Un’incomprensione che nasce dall’associazione che facciamo tra intimità fisica e intimità sessuale. L’intimità fisica rientra tra i bisogni di natura affettiva. L’intimità sessuale rientra nella sfera della sessualità che, dobbiamo dirlo, può essere vissuta anche senza affetto. Per questa ragione per molte persone l’intimità sessuale non è una prova di affetto, affetto che sentono confermato da una intimità fisica senza richiesta sessuale. La soluzione è semplice: domandati se per il tuo o la tua partner c’è una distinzione di questo tipo.
· Condividere un’attività insieme per molte persone è davvero un segno d’amore. Che sia una passione sportiva – magari entrambi amiamo la montagna – oppure un progetto di solidarietà condiviso il fatto che ci sia un interesse comune è davvero considerato un segno d’amore. Forse tra le tante attività che il nostro partner può amare ce n’è una che piace anche a noi. Non dobbiamo per forza condividere tutto ma è importante che almeno qualcosa sia condiviso e che la condivisione susciti un interesse sincero. Andare di malavoglia a fare qualcosa insieme diventa, al contrario, un segno tangibile di non amore.
Forse questo elenco potrebbe continuare. Non è importante che tutti i linguaggi d’amore siano rappresentati. È importante però che sia chiaro che abbiamo bisogno di qualcosa che confermi il fatto di essere amati. Non basta vivere insieme per sentirsi sicuri che in una coppia ci sia amore. Anzi, a volte, la convivenza e ancora più il matrimonio si portano dietro delle convinzioni e dei pregiudizi. Molti sono spaventati dalla fine che può fare la passione in una relazione stabile. Succede perché facciamo fatica a passare dal linguaggio dell’innamoramento al linguaggio dell’amore, smettiamo di guardare l’altro con la convinzione di conoscerlo già abbastanza. Non è vero: abbiamo conosciuto com’è essere innamorati ma l’amore apre una fase completamente nuova e interessante: significa scoprire com’è l’altro davvero e più la nostra coppia sarà in grado di sostenere la verità di come siamo più il nostro rapporto ha possibilità di essere un rapporto felice e sincero. Perché l’amore è quella fase – assolutamente straordinaria – in cui rivelarsi nel presente, e riconoscere che, fortunatamente, ogni giorno siamo diversi. Ecco sì, ogni giorno siamo diversi. Se ti sembra che il tuo partner sia sempre lo stesso il problema non è detto che sia suo. Potrebbe stare nel tuo modo di guardare alle cose.

Cosa può succedere a questo punto? Proviamo a fare qualche ipotesi:
- se il nostro bisogno di sicurezza è eccessivo dopo un certo periodo la relazione diventa statica e quindi uno dei due partner inizia a cercare novità di vario genere. Abbiamo uno stile relazionale che ha bisogno di troppa sicurezza e questo ci rende gelosi e controllanti;
- siamo fortissimi nell’innamoramento ma ci annoiamo nell’amore, a volte perché non amiamo il consolidarsi della relazione e preferiamo l’avventura e l’incertezza, altre volte perché l’intimità, quando diventa storica, ci sembra soffocante. Abbiamo uno stile relazionale che ha bisogno di troppa novità e sono poche le persone che tollerano tutta questa variabilità;
- siamo stati scottati da esperienze precedenti. Anche se i nuovi partner sono diversi proseguiamo con loro un filo del discorso iniziato con il partner precedente (o i partner precedenti). Abbiamo un eccesso di disillusione: non facciamo in tempo ad innamorarci che siamo già pronti a cercare i segni della crisi;
- abbiamo le nostre abitudini: stare insieme è bello ma stare da soli può essere parecchio rilassante. Dopo i 35 anni cambiare le proprie abitudini per vivere insieme ad un’altra persona potrebbe essere una specie di sacrificio esistenziale delle proprie benamate abitudini. Così, anche se non lo ammettiamo, da single stiamo meglio che in coppia e quello che ci spinge verso una relazione è la sessualità;
- siamo simbiotici: il rapporto ci fa stare bene solo fino a che siamo uno in due. Se diventiamo due che qualche volta sono uno ci sembra che il rapporto sia molto insoddisfacente. Abbiamo uno stile simbiotico;
- mai come mio padre, mai come mia madre. Da Freud in poi sappiamo che impariamo ad amare nelle nostre relazioni famigliari e che iniziamo a provare un attaccamento sessuale attraverso il rapporto con i nostri genitori. Più è stato difficile il rapporto con i nostri genitori, più cercheremo di evitare qualcuno che gli assomigli e più ci ritroveremo proprio con una persona simile: evitare i problemi non serve. Smetti di evitare tutti i partner simili ai tuoi genitori e accetta di elaborare gli elementi di ambivalenza, di amore/odio, nella tua relazione con loro. Abbiamo uno stile relazionale evitante: per non entrare in conflitto preferiamo allontanarci fino al punto di chiudere la relazione.
La consapevolezza aiuta
Riconoscere il proprio stile relazionale è utile perché ci permette di capire in che modo ci stiamo difendendo. Se l’innamoramento abbassa le nostre difese, nell’amore le difese tornano ad alzarsi e costruiscono i binari della ripetizione. Se impariamo a riconoscere qual è il nostro stile relazionale prevalente possiamo separare l’azione delle nostre difese – che hanno lo scopo di metterci in sicurezza – dal comportamento nei confronti del partner. Evitiamo di attribuirgli la responsabilità della nostra insoddisfazione: separiamo il sentimento che proviamo nei suoi confronti dalla nostra paura di rimanere soli e dal nostro bisogno di essere autentici e guardiamo se possiamo evitare di nascondere la verità.
© Nicoletta Cinotti 2022