
Ieri ho scritto un articolo sulla reciprocità che ha avuto molti riscontri. Evidentemente è un tema sensibile per molte persone. In questo articolo racconto brevemente qualcosa del rapporto con i miei fratelli e credo che anche il rapporto tra fratelli sia un tema delicato perché andare d’accordo, in famiglia, non è facile. Per tanti motivi che vanno dagli aspetti economici a quelli più semplicemente affettivi. Ma la mia riflessione oggi vuole partire da qui per andare un po’ oltre. Per arrivare al momento in cui siamo pronti a dire la verità.
Per anni non avrei potuto dire una sola parola di quello che succedeva nel mio rapporto con loro. Troppo doloroso, troppo vergognoso. Perché va detto che quando le cose non funzionano proviamo anche una specie di vergogna. Almeno io la provo. Provo una reticenza che non mi permette di parlare di quello che non va bene e che riguarda anche altre persone. Divento una tomba di silenzio chiuso allo sguardo altrui. Nemmeno il più abile dei ladri mi farebbe aprire bocca. Lasciavo che le parole uscissero solo nella stanza della psicoterapia. Poi arriva un momento in cui ne posso parlare. È quando la riflessione ha sciolto il grumo. Ne posso parlare quando sono andata oltre. Non sono parole di vittoria, non dico guarda come sono stata brava. Non è questo il punto. È che quando ciò che accade suscita un dolore profondo le parole si raggrumano, come fa il sangue quando vuole bloccare una ferita. Si raggruma e diventa una cicatrice rossa.
Non succede solo a me. Succede a tutti. Il dolore, la rabbia, le emozioni in generale impastano le parole insieme e le rendono grumi fitti e densi che non possono uscire o che, quando escono, sono brevi e assurde come i telegrammi di una volta. Così, nella stanza della psicoterapia o nelle sessioni di pratica interpersonale, quando abbiamo davvero pochi minuti di tempo per condividere, quei tre, quattro minuti sembrano un tempo impossibile da riempire di parole autentiche. Succede perché siamo ancora nel grumo. E, a volte, le uniche cose che possiamo dire sono silenzio.
Così per dire la verità bisogna ripartire dall’inizio, da dove nascono le parole. Dal corpo. Possiamo iniziare a sciogliere il grumo dando voce alle sensazioni fisiche. Potrebbe sembrarci assurdo parlare della tensione e non parlare di cosa ci ha causato la tensione ma quando la matassa è avvolta non abbiamo alternative che prendere quell’esile filo che spunta fuori e con pazienza dipanarlo. Non è vero che le persone non sanno parlare. Le persone hanno tanti grumi dentro che rotolano e inciampano rendendo le parole autentiche difficili. Come dice Garcia Lorca nascondiamo il cuore dietro le parole.
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio:
temo che il cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente
e nascondo il cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore
per paura che tu faccia lo stesso. Federico Garcia Lorca
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2019 Andare al cuore della relazione: la mindfulness interpersonale: serata di presentazione 14 Febbraio 2019