
Uno degli aspetti applicativi della mindfulness di maggiore interesse e di maggior riscontro è la sua efficacia nel trattamento della depressione.
La depressione coinvolge una forma di evitamento dall’esperienza interiore per attutire il dolore emotivo che l’accompagna. Questo ritiro lascia la persona che soffre di disturbi depressivi deprivato dalla vitalità della propria esperienza interna e dalla ricchezza dell’esperienza in prima persona.
L’approccio mindfulness alla depressione
Il trattamento dei disturbi depressivi è una esperienza in cui spesso, pazienti e psicoterapeuti sono accomunati da un senso di impotenza e dalla difficoltà di trovare qualcosa di efficace nell’alleviare la sofferenza.
Una sensazione che spesso si accompagna all’urgenza di trovare strumenti che prevengano la natura ricorrente degli episodi depressivi acuti. La mindfulness offre una risposta semplice e complessa insieme: se la depressione è caratterizzata da un ritiro e un allontanamento dal dolore, la mindfulness propone invece un progressivo “volgersi verso” la propria esperienza dolorosa.
Fare contatto
La strategia di evitamento è una delle più frequenti nella depressione e questo avviene essenzialmente per la profonda sensazione di abbandono e di perdita del contatto con gli altri che l’accompagna.
Il tentativo portato avanti nell’esperienza mindful è proprio quello di offrire un senso di sicurezza e intimità emotiva che sostenga il paziente a mutare la propria posizione di ritiro in una posizione di contatto. Come psicoterapeuti l’esperienza e la pratica della mindfulness ci aiutano ad aprire gli occhi e il cuore alla mancanza di vitalità che accompagna la depressione, sostenendo la capacità di sintonizzazione con l’esperienza che affronta la persona depressa. Offrire la propria disponibilità ad esplorare il punto in cui il paziente si ritira ed inizia la propria strategia di evitamento, fornisce il segno della nostra disponibilità al contatto e alla presenza e la preziosità di ogni momento di incontro.
Il dolore e la sofferenza
Dolore e sofferenza sono sempre presenti nel trattamento della depressione. Il dolore è inevitabile ed è all’origine della depressione mentre la sofferenza è ciò che il paziente incontra quando si apre alla elaborazione della paura e del rimpianto. I dettagli di questa sofferenza sono cruciali sia perché ogni storia depressiva è unica sia perché, anche se la mindfulness si volge verso il dolore, è necessario che la sua pratica comporti un alleviare la sofferenza che l’accompagna.
La co-esplorazione e l’attenzione consapevole
L’attenzione che caratterizza la pratica mindfulness è caratterizzata, come abbiamo visto nelle settimane precedenti, da consapevolezza, centratura in se stessi e accettazione. Questi elementi sono alla base dell’esplorazione che avviene e che si focalizza attorno a tre elementi:
- Cosa sta avvenendo proprio adesso?
- Come puoi stare di fronte a ciò che sta accadendo?
- Come puoi respirare in ciò che accade o con ciò che accade?
Questo inquiring non è diretto ad uno scopo specifico ma è diretto all’esplorazione del come piuttosto che del perché al fine di sostenere una esplorazione del “felt sense” corporeo.
Philip Aranow (1998) ha coniato l’espressione di “movimento meditativo” per descrivere quegli interventi che “aiutano il paziente a sviluppare una posizione di compassione e comprensione nei confronti della propria esperienza interna e delle proprie emozioni”
Amorevole attenzione
La parola “amore” è stata lungamente guardata con sospetto nella psicoterapia. Ciononostante la costanza, il calore, l’interesse e la cura che avvengono nella relazione terapeutica declinano alcune delle qualità dell’amore che sono necessarie perché il paziente depresso possa finalmente iniziare a “sentirsi meglio”.
Se è vero che il paziente depresso si abbandona quando sta male, è solo perché sperimenta le qualità sopracitate che può iniziare a guardare con occhi nuovi al dolore interiore.
Per questo non basta chiedere cosa prova nel corpo e nella mente e/o la qualità della sua relazione con il dolore e la sofferenza, perché il paziente possa offrire uno sguardo nuovo a se stesso. Perché questo avvenga è necessario che quelle domande abbiano la qualità dell’attenzione amorevole.
I pensieri non sono fatti
Il semplice assunto che i nostri pensieri non equivalgono a fatti e il ruolo dei pensieri negativi nella depressione, sono un patrimonio dell’approccio cognitivo nel trattamento della depressione. La mindfulness però apre ulteriormente lo scenario cambiando la considerazione nei confronti di tutti i tipi di pensiero. Osservare l’andare e venire dei pensieri – positivi, negativi o neutri – tornando ripetutamente all’esperienza presente, diminuisce la frequenza dei pensieri rimuginativi e rassicura sulla sostanziale impermanenza dei fenomeni mentali.
I pazienti che combattono con la depressione spesso dimenticano quanto siamo soggetti a continui e mutevoli stati mentali. Tendono a considerare il loro malessere stabile e costante. Riportare, in senso ampio, l’esperienza del costante mutare, de-colpevolizza dalla presenza di pensieri negativi, aprendo uno scenario che è condivisibile anche con chi non soffre di depressione.
Trovare il cuore della depressione
Trovare il punto in cui nasce la depressione, il cuore ferito del paziente depresso, non può riguardare la teoria clinica. Riguarda invece la disponibilità a percorrere un territorio in cui le teorie sono mappe ma la realtà è data dalla ricchezza dell’esperienza momento per momento, co-creata nella relazione con il terapeuta.
Quando una persona arriva a questo cuore, ad incontrare la verità nuda e cruda di se stesso, abbiamo bisogno di uno strumento che ci aiuti a sostenere l’incertezza.
Questo strumento – forse l’unico che si addentra in territori così delicati – è la mindfulness. Uno strumento che sostiene il procedere di entrambi, pazienti e terapeuti, nel complesso e meraviglioso percorso di essere vivi.
A cura di Nicoletta Cinotti
https://www.nicolettacinotti.net/mindfulness-and-self-compassion-between-psychoeducation-and-clinical-practice/
Per maggiori informazioni sui protocolli MBCT , e sul trattamento mindfulness based della depressione
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