
In questi giorni ho guardato spesso le previsioni del tempo: ho il ritiro che inizia venerdì e non vorrei mettere in difficoltà i partecipanti facendogli attraversare l’inverno russo, anziché la primavera italiana!
Questa semplice azione però mi ha permesso alcune considerazioni: le previsioni aumentano il mio senso di instabilità. Più le controllo meno mi sento sicura. È una sensazione ben strana perchè, invece, sapere prima quello che accadrà mi dovrebbe dare un certo senso di sicurezza. Invece no, più mi sento ripetere cosa accadrà più inizio a fare dentro di me scenari catastrofici. C’è scritto che piove? Mi sembra che pioverà moltissimo. C’è scritto che nevica? Vedo già gli assiderati tra i senza tetto.
Perchè succede, mi sono chiesta? Perchè le previsioni spostano la nostra energia sul futuro: e se questo futuro ha lo scopo di pianificazione di un programma va tutto bene ma se questo futuro ha la forma di una profezia, l’ansia incomincia a crescere. Le previsioni del tempo poi, come tutte le previsioni, non sono perfette. Fanno delle ipotesi ma la nostra ansia rende queste ipotesi molto concrete e tangibili.
Se allarghiamo la visuale questo è quello che ci succede tutte le volte che ci spostiamo troppo sulle previsioni – non solo su quelle meteorologiche – non diventiamo più preparati: diventiamo solo più rigidi e ansiosi e meno capaci di riportare il nostro livello di attivazione nella finestra di tolleranza.
Diventare consapevoli dell’effetto che ci producono le previsioni è un buon modo per dirci, “Torna qui, nel presente“. Niente più dell’essere nel presente ci prepara al nostro futuro.
Nella pazienza risiede la saggezza, sapendo che il futuro sarà determinato in gran parte da come siamo ora. Jon Kabat Zinn
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