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Le parole che perdiamo per strada e quelle che ritroviamo

28/09/2018 by nicoletta cinotti

Quando parliamo di psicologia parliamo sempre della psiche, la parte in cui le emozioni disegnano il panorama interno. La parola anima non è quasi mai nominata. L’unico che ne ha parlato in maniera diffusa è stato, nel secolo scorso, Carl Gustav Jung. Questo separare la psiche dall’anima non è stato tanto diverso dal separare la mente dal corpo. È stato una perdita che ha contraddistinto una attenzione sempre maggiore agli sviluppi dell’identità personale e una minore attenzione agli aspetti legati all’intersoggettività. Al terreno del noi. A quello spazio unico e mutevole che costruiamo in una specifica relazione. Non esiste un solo noi. Esistono tanti noi quante sono le nostre relazioni, perchè ogni relazione è unica.

Separando la psiche dall’anima abbiamo però perso anche qualcosa di diverso. Abbiamo perso il senso, il valore della spiritualità. Forse è più semplice pensare che i nostri bisogni siano solo immediati e tangibili. Pratici. Ma ognuno di noi si allunga anche oltre la propria identità, si estende al di là della durata della nostra vita personale, non fosse altro che nel ricordo di chi l’ha amato. Non c’è solo un inconscio personale. C’è anche un inconscio collettivo che sta dietro ai fenomeni – viziosi o virtuosi – di massa. Un inconscio collettivo che ci spinge ad aderire a valori e ideali. Se pensiamo solo in termini psichici non avremo parole per descrivere l’etica. Forse avremo solo regole morali.

Quando pratichiamo, quando torniamo al corpo, non coltiviamo solo la nostra psiche. Curiamo la nostra anima, coltiviamo un terreno condiviso con le altre persone che – vicine o lontane – praticano insieme a noi. Costruiamo una comunità reale o virtuale che ci dà esempio. Non pratichiamo mai solo per se stessi: pratichiamo sempre per quell’entità non misurabile che si chiama noi.

Oggi inizia il ritiro “La cura del silenzio“. Non sarà solo per chi partecipa strettamente. Ognuno di noi tornerà a casa portando un frammento di quello che ha sperimentato e lo condividerà – consapevolmente o inconsapevolmente – con le persone della sua vita. Forse alleggerirà qualcosa nella propria anima e nella loro. La nostra psiche sarà – mi auguro – saziata. Ma sarà la nostra anima che ci avrà permesso di stare insieme e di crescere. Così, in qualche modo, oggi inizia il ritiro per tutti, anche per te che mi leggi in questo momento. Perché lunedì avrò il sapore di quella esperienza nelle mie parole.

Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l’inesprimibile è la musica. Aldous Huxley

Pratica del giorno: I suoni del silenzio

© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR

Archiviato in:mindfulness, mindfulness continuum, ritiro

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