
Credo che dovremmo guardarci sempre in prospettiva per vedere le cose come stanno. Guardarci in prospettiva perché lo sguardo può essere molto distorto dal nostro umore. Così quando guardiamo una vecchia fotografia potremmo scoprire che eravamo magri anche se ci sentivamo grassi o rimpiangere il fatto di non aver apprezzato come eravamo perché adesso proviamo, per quell’immagine passata, un’insopprimibile nostalgia.
Eppure succede spesso di lottare contro la nostra forma apparente – peso, viso, corpo – e poi, a distanza di anni, fare l’ovvia considerazione che allora non eravamo male. Non eravamo male affatto ma purtroppo ci sentiamo belli solo in differita. In tempo reale ci sfugge sempre qualcosa. È il nostro rilevatore di discrepanza che non ci fa apprezzare quello che abbiamo e ci fa pensare solo a quello che dovremmo essere invece che gustare quello che siamo. Il rilevatore di discrepanza è come una mamma sempre insoddisfatta del risultato che quando arrivi con trenta ti domanda come mai non hai preso la lode ma quando arrivi con 27 finalmente ti dice che quella volta che avevi preso trenta era stata più brava.
Solo che le mamme fuori le possiamo aggiustare facilmente. Le mamme dentro no. A volte il nostro critico interiore è materno, a volte è paterno, ma il risultato non cambia. Non andiamo mai bene. Così quando mi guardo allo specchio e mi vedo brutta cerco di ricordarmi che tra dieci anni rimpiangerò come sono adesso e mi spunta subito un gran sorriso. Mi ricordo che ho incominciato a preoccuparmi dell’età a quarant’anni e che adesso se guardo le fotografie ho l’impressione di essere stata una splendida quarantenne mentre allora mi trovavo sempre inadeguata. Cerco di riportare la bellezza al presente e mi prendo bonariamente in giro: tanto so che anche quando prendevo la lode (e la prendevo spesso) mancava sempre qualcosa. Mancava il mio dirmi che andavo proprio bene così. Cerco di ricordarmelo ora, insieme alla fatidica frase di Milan Kundera, “Solo gli uomini senza fantasia hanno bisogno delle donne belle”!
Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione. Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti Il protocollo di Mindful Self-Compassion