
Hai presente quando a scuola ti hanno spiegato le frazioni? Sono partiti dalla torta, divisa in fette. Il numero delle fette stava nella parte di sotto della frazione e quante fette hai avuto stava nel numero di sopra. Un ottimo modo per spiegare le frazioni ma il nostro cuore non è una torta e non segue la legge delle frazioni. Il nostro cuore appartiene alla vastità. La nostra energia e il nostro affetto sono anche a nostra disposizione e non solo a disposizione degli altri.
L’equilibrio tra la cura e l’attenzione da dare a sé stessi e la cura e l’attenzione che diamo agli altri è una delle cose più complicate del mondo. Se diamo troppo a noi stessi finiamo per isolarci, se diamo troppo agli altri finiamo per disperderci in mille rivoli. Così c’è bisogno di una legge dell’equilibrio che ristabilisca un po’ d’ordine. Una legge dell’equilibrio che non segua la giustizia distributiva: la distribuzione in fatto di affetti rischia di essere un criterio molto ingiusto perché non abbiamo tutti lo stesso bisogno e perché i nostri bisogni cambiano nel corso del tempo. Continuare a dare ad un figlio la stessa attenzione nell’arco di tutta la nostra vita è un atto anacronistico e irrealistico: nel tempo potremmo essere noi ad avere più bisogno di lui o lei.
L’equanimità è sentire come rispondiamo ai nostri bisogni sapendo che vanno inquadrati nel tempo e che non tutto quello che sembra negativo nel tempo si rivela tale e non tutto quello che sembra positivo lo è davvero. Allora potremmo scegliere di incontrare i nostri bisogni e i bisogni dell’altro a partire da una equanimità priva di urgenza a cui abbiamo restituito la vastità del cuore. Allora, solo allora, sapremo davvero la misura del nostro bisogno e del nostro desiderio.
Pratica di mindfulness
© Nicoletta Cinotti 2021 Mindfulness ed emozioni