
Qualche giorno fai ho ricevuto una mail da una persona che ha concluso da tempo la psicoterapia. Mi aggiornava su come stanno andando le cose e mi diceva che il lavoro fatto insieme, in modo invisibile, la aiutava.
Inutile dire che sono stata contenta di ricevere sue notizie. Ma soprattutto sono stata contenta di quella parola “invisibile”. È una parola che amo tantissimo (e come sai prendo spesso delle cotte per una parola. Anche una sola parola che brilla nel vuoto della pagina, come In-visibile).
La amo perché molto di quello che è visibile al cuore è invisibile agli occhi. Non vediamo tangibilmente molte cose che, pure, esistono dentro di noi. Non vediamo l’affetto che abbiamo ricevuto, quello che ci nutre e ci ha nutrito. Non vediamo come nascono le emozioni, non vediamo come si sviluppano i pensieri.
Non vediamo come batte il cuore, come si muove l’ossigeno nel corpo. Eppure tutto questo invisibile è necessario.
Anche la pratica di mindfulness è, in buona parte, un cambiamento invisibile. Ci cambia ma non sappiamo come e dove avviene. Non possiamo dire il giorno in cui abbiamo smesso di chiuderci di fronte a certe emozioni e abbiamo cominciato ad aprirci. Nè il giorno in cui ci è stato facile dimenticare le offese. Eppure tutto questo cambia e ha cambiato, visibilmente, la nostra vita.
C’è un’altra invisibilità che amo: quella della psicoterapia. Se c’è un modo in cui vorrei che funzionasse la psicoterapia questo è invisibile. Non vorrei diventare un personaggio per nessuno dei miei pazienti: vorrei che sentissero come propria e personale ogni parola che dico. Vorrei che tutto ciò che accade diventasse parte della loro storia. Perché più io sono personaggio, attore del loro cambiamento, più ci sarà uno scalino che declina una dipendenza e declina una differenza digestiva.
Se qualcosa è lontano da noi diventa una differenza digestiva: magari ha un buon sapore ma richiede un po’ di tempo per essere digerito. Il pane lievita tra un impasto e l’altro. Avviene la stessa cosa per la pratica di mindfulness e la stessa cosa per la psicoterapia. Non è solo quello che avviene in seduta. È tanto quello che avviene tra un impasto e l’altro.
Così cerco ogni giorno di diventare un po’ più invisibile, di affinare le parole e cambiare vocabolario ogni volta che qualcuno di diverso entra nella porta. Questa pratica invisibile di riduzione dell’ego mi è cara. E ogni persona diventa il mio insegnante. L’insegnante di una lingua nuova che, senza di lui, senza di lei, non avrei mai imparato.
Io rimango io, eppure ognuno mi cambia.
Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante”.
“È il tempo che ho perduto per la mia rosa…”, sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”.
“Io sono responsabile della mia rosa…”, ripeté il piccolo principe per ricordarselo. Antoine de Saint-Exupéry. Traduzione di Chandra Livia Candiani
Pratica di Mindfulness: La consapevolezza del respiro Oppure la pratica Live su FB o sulla pagina Meditazioni Live
© Nicoletta Cinotti 2018 Un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale: Imparare a lasciar fiorire
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