La mia maestra delle elementari era una specie di felino. Magra e nervosa, era sempre molto elegante con delle unghie laccate rosso fuoco, sempre perfette. I suoi vestiti e le sue unghie erano per me fonte infinita di distrazione e fantasia. (Mi sono sempre domandata dove trovasse dei vestiti così, e come potesse avere delle unghie di quel tipo, immaginando – dietro questi due elementi – ogni sorta di spiegazione).
Eppure mi ha fatto un grande regalo (oltre ad avermi definitivamente convinta a non tingermi le unghie!). Mi ha insegnato cosa vuol dire avere attenzione. Un’attenzione precisa e presente.
Mi ha insegnato che l’attenzione ha una sua declinazione che è: essere presenti, rimanere presenti e stare presenti. Per essere presenti abbiamo bisogno di un oggetto su cui portare l’attenzione. Per rimanere presenti abbiamo bisogno di focalizzare l’attenzione su quell’unico oggetto. Per stare presenti dobbiamo accogliere le sfumature dell’esplorazione: i momenti di interesse e quelli di noia, senza farsi trascinare dall’onda della distrazione. Significa avere un grounding in quell’esplorazione, tanto da renderla uno stare.
L’attenzione è importante perché è l’ingrediente fondamentale dell’apprendimento. Senza attenzione nessuno stimolo si trasforma in un apprendimento.
E imparare è un dono, che trasforma ogni cosa, anche un errore, in qualcosa di nuovo e diverso.
C‘è un unico maestro:la vita. Non dovete andare chissà dove per trovare questo impareggiabile maestro, non vi occorre una condizione speciale, ottimale; anzi, più è aggrovigliata e meglio è. L’ufficio è un ottimo posto, casa vostra un posto perfetto. Posti come questi, lo sappiamo per esperienza diretta, sono la quintessenza della confusione. E lì incontriamo l’autorità, il maestro. Charlotte Joko Beck.
Pratica del giorno: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2014 Mindfulness ed emozioni
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