
Quando ci troviamo di fronte ad una malattia è inevitabile focalizzare l’attenzione su chi è ammalato ma la malattia non avviene nel vuoto, sia rispetto alla persona che rispetto al contesto in cui la persona vive. L’impatto che la malattia ha sulla famiglia è uno degli elementi critici per comprendere i bisogni complessivi della persona, le sue risorse e la sua possibilità di ricevere adeguato sostegno.
La malattia costituisce una sfida duplice per il sistema familiare che deve riorganizzarsi per far fronte a nuove esigenze e che è chiamato ad aprirsi verso l’esterno, sia verso le strutture sanitarie che verso la propria rete sociale di riferimento.
Per valutare l’impatto che la malattia e la morte potrà avere sulla famiglia è necessario considerare i seguenti elementi:
1. Il momento in cui si verifica la malattia e la morte rispetto al ciclo vitale della famiglia.
2. Le fantasie e le aspettative che questa suscita sia all’interno che all’esterno del nucleo familiare.
3. La posizione, internamente alla famiglia, della persona ammalata.
4. Il grado di apertura del nucleo familiare rispetto all’esterno
In quale momento “storico” è arrivata la malattia?
La malattia può essere considerata uno degli eventi critici rispetto al quale la famiglia è chiamata a confrontarsi e non è certo indifferente il momento storico in cui la famiglia si trova. Il concetto di evento critico pone l’accento sull’evoluzione familiare in relazione agli eventi inattesi che questa si trova a fronteggiare. Sono eventi che mettono in crisi le modalità di risposta familiare e che richiedono un riaggiustamento e un riadattamento. Riaggiustamenti e adattamenti che contribuiranno in misura sostanziale alla costruzione dell’identità familiare.
Parlare di famiglia, inoltre, sta diventando sempre meno univoco. In Italia una donna ha una aspettativa media di 7 anni di vedovanza, molte di queste donne rimangono a vivere da sole, con i figli ormai lontani e indipendenti eppure costituiscono a tutti gli effetti una famiglia. Come può e deve essere definita una famiglia la coppia di conviventi che magari ha figli di età molto diversa tra loro e che fa parte di una rete sociale molto allargata tanto che amici e conoscenti entrano direttamente a far parte della rete di cura e sostegno.
Nei periodi di trasformazione o di transizione la famiglia è maggiormente vulnerabile. Questi momenti di transizione possono essere la nascita del primo figlio, un matrimonio, un figlio adolescente, la pensione momenti in cui i nuovi compiti richiedono già un considerevole investimento d’energia, energia che può mancare per affrontare la nuova crisi costituita dalla malattia.
I legami interni alla famiglia e quelli tra una generazione e l’altra cambiano nei diversi momenti dello sviluppo. Una coppia appena sposata è più “lontana” dalle rispettive famiglie d’origine di una coppia che, avendo già avuto dei figli, spesso ha contato molto sul ruolo dei nonni nella gestione familiare. Nello stesso modo un figlio adolescente, che sta cercando di rendersi autonomo dalla famiglia, può vivere la malattia di uno dei suoi membri come un freno particolarmente ingiusto nei suoi confronti o farne una scusa per non misurarsi con l’esterno.
La malattia e l’unità familiare
Con la malattia la famiglia si trova costretta ad aprirsi sia rispetto alle strutture sanitarie, che possono entrare, anche fisicamente, all’interno delle pareti domestiche, che rispetto ad una rete di assistenza che molto spesso travalica i confini anche estesi del nucleo familiare. La qualità dei confini familiari a questo punto sarà criticamente coinvolta nella capacità di tolleranza di questo tipo di stress. Una famiglia che sia molto chiusa rispetto all’esterno si troverà molto più in difficoltà sia rispetto all’accettare l’intervento istituzionale che rispetto alla richiesta di aiuti amicali.
I membri della famiglia sono preoccupati per lo stress emotivo, le richieste fisiche e economiche, l’incertezza, la paura della morte e per il diverso stile di vita che la malattia ha prodotto.
Più la famiglia sarà isolata e diffidente rispetto all’esterno tanto più le necessità assistenziali verranno coperte da un unico caregiver che in alcuni casi potrà essere un vero “competitore” rispetto alle strutture sanitarie, controllando, criticando, selezionando in maniera arbitraria quantità e qualità degli interventi.
Il Mindful Parenting e la malattia
Il Mindful Parenting nasce proprio – almeno come spinta iniziale – per aiutare le famiglie che si trovano ad affrontare una condizione di malattia. Una malattia fisica od emotiva che può riguardare un genitore – per esempio persone che si trovano ad affrontare malattie croniche, oncologiche o disturbi psichiatrici – oppure disturbi fisici o emotivi di un figlio. Per questa ragione il Mindful Parenting in Italia è stato sostenuto anche da Family Connections, una organizzazione che fa parte di NeaBpd (National Education Alliance for Borderline Personality Disorder). Se la tua famiglia sta affrontando una situazione di malattia rivolgiti al nostro team di Istruttori di Mindful Parenting – come vedrai sono presenti in tutta italia – per ricevere sostegno personale o frequentare i corsi di Mindful Parenting attivi. Utile sostegno può essere anche l’ebook Mindful Parenting. Per una relazione consapevole con i propri figli, di Susan Bøgels, pubblicato da Enrico Damiani, per adesso in questa versione e prestissimo anche in cartaceo (quarantena permettendo). Sulla mia pagina Facebook e su quella dell’editore Enrico Damiani troverai 5 tutorial dedicati alla famiglia, ogni venerdì alle 11. Il tema del prossimo incontro sarà dedicato a “Utilizzare il peggior comportamento di tuo figlio come una campana di meditazione”. Hai perso i primi due? Nessuna paura li trovi sul mio canale Youtube.
© Nicoletta Cinotti 2020
https://www.nicolettacinotti.net/training-internazionale-in-mindful-parenting-con-susan-bogels-1-5-novembre-2023/