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Il paradosso della fuga

13/05/2022 by nicoletta cinotti

Scappare è una reazione istintiva: hai paura, scappi. Vedi un pericolo, scappi.Non ci pensi nemmeno tanto: è un gesto istintivo, rapido come il vento perché ai comandi della regina paura si obbedisce con una fedeltà che non ha eguali. Sono pochi quelli che rispondono ai suoi comandi fermandosi. Sembra che quei pochi siano praticanti mindfulness. strana disciplina questa mindfulness che ti dice di non scappare ma di andare incontro a quello che ti fa paura. Non per altro: per prevenzione. Sì, un po’ come le visite mediche preventive. C’è chi le fa e chi non  le fa per paura di trovare qualcosa.

Comunque, tornando a quelli strani della. mindfulness che invece che scappare di fronte alla paura ci stanno davanti, io direi che sono coraggiosi. Che allenano il coraggio. E ierisera ne ho trovato uno che ha scoperto una cosa meravigliosa. L’ha chiamata, “la porta”. Dunque la pratica della porta funziona così. Entri nella stanza della paura e quando diventa troppo grande esci e ti chiudi la porta alle spalle. Riprendi fiato e poi riapri la porta. Così per tutte le volte che vuoi. Sembra che funzioni.

Io invece ho trovato che quando la vita crea dei dislivelli – e la vita crea tanti dislivelli che, a volte, sono come baratri – bisogna usare delle conche di navigazione, come quelle che sono sul Brenta. Ti fermi, fai entrare l’acqua nella chiusa, fino a che il livello non sale e così puoi proseguire.  La chiusa di navigazione nello stare fermi permette di esplorare e di raccogliere le forze necessarie, non per scappare, ma per andare avanti. perché, non so se te ne sei accorta ma qualunque fuga alla fine si arresta perché la vita va sempre più veloce della tua fuga e ti mette davanti proprio quello da cui stavi scappando. Tanto vale fermarsi prima

Forse sai come funzionano le conche di navigazione, ma spendo qual- che parola per descriverle perché ci assomigliano più di quello che pen- siamo. Nei corsi d’acqua e nei canali si creano dei dislivelli che renderebbero impossibile la navigazione. Quando la barca arriva al dislivello si apre una chiusa e viene fatta entrare l’acqua nella conca in modo che il livello interno pareggi quello del corso superiore del canale. A quel punto viene aperta un’altra chiusa e la barca procede.

Senza aiuto non riusciamo ad andare avanti. Potremmo rinunciare alla navigazione e limitare il nostro viaggio al tratto di fiume navigabile: lo facciamo tutte le volte che evitiamo le situazioni che ci fanno paura. (…) Ma a un certo punto abbiamo una intuizione: non vogliamo continuare così. Siamo stanchi di fare avanti e indietro in un piccolo tratto di fiume. Vogliamo navigare fino al mare. Allora, con la prati-ca di mindfulness, riempiamo la nostra conca e, quando ci sentiamo pronti, andiamo avanti. da Mindfulness ed emozioni

Pratica di mindfulness: Lavorare con la paura

© Nicoletta Cinotti 2022 Reparenting ourselves. Ritiro di bioenergetica e mindfulness

 

Archiviato in:mindfulness, mindfulness continuum, Protocollo MBSR

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