
A volte possiamo pensare alla compassione come ad un grande gesto. In realtà è qualcosa che sta nelle pieghe della nostra giornata. Ogni volta in cui siamo toccati e tocchiamo un’altra persona, ogni volta in cui facciamo qualcosa che evita di produrre sofferenza in noi o nell’altro.
Sono semplici atti con buona intenzione. Che giorno dopo giorno si accumulano moltiplicando il loro impatto. La compassione ha un precursore nella gentilezza, nel desiderio che ci sia felicità nel mondo. È la gentilezza che non ci fa scappare di fronte al dolore. È la gentilezza che non trasforma in intervento la nostra empatia ma la lascia maturare fino a che diventa tenerezza e poi compassione. La gentilezza ci rallenta, ci lascia sostare in quel piccolo particolare che bussa alla nostra porta interna e da lì, goccia dopo goccia, nascono i nostri momenti di compassione. In fondo senza la pioggia non ci sarebbe un arcobaleno.
Provare compassione non è un regalo che facciamo agli altri: è un regalo che facciamo a noi stessi perché impariamo così a non trasformare il dolore in sofferenza, a non aggiungere alla freccia scoccata dalla vita la piaga della nostra intolleranza, del nostro rifiuto, dell’avversione nei confronti di noi stessi e del mondo. Non è regalo da poco questo: è il dono imprevisto che sta dentro alle nostre difficoltà quotidiane.
Un giorno così bello
la nebbia s’è alzata presto
e ho lavorato in giardino
i colibrì si fermavano sui fiori di caprifoglio
non c’era cosa al mondo che volessi possedere
>non conoscevo nessuno degno di essere invidiato
qualunque torto avessi subito
l’ho dimenticato…da “Il dono”Czeslaw Milosz
Pratica informale di mindfulness: In quale modo semplice, oggi, puoi evitare di creare sofferenza per gli altri o per te stesso? In che modo puoi lasciare che piccole gocce di compassione formino un fiume?
© Nicoletta Cinotti 2022 Mindfulness ed emozioni:bioenergetica e self-compassion
Lascia un commento