
Sono stata una anticipataria. Una di quei bambini che vanno a scuola prima. Io sono entrata direttamente in seconda elementare e, non contenta, ho fatto quarta e quinta liceo insieme. Volevo andare via di casa e mi sembrava che accorciare fosse la strada migliore. Per tanto tempo mi sono dedicata ad accorciare i percorsi, a ridurre i tempi, a mangiare la frutta acerba convinta che quella freschezza fosse un vantaggio in una immaginaria corsa contro il tempo. Tutto quello che era veloce mi piaceva ( a parte la velocità in macchina che mi ha sempre spaventata).
Saltare i passaggi era il mio sport preferito. Poi ho iniziato ad accorgermi che mi mancava sempre qualcosa. Questo saltare i passaggi aveva una forma di piacere, dava un senso di eccitazione ma mi lasciava sempre un po’ insicura. Non prendevo mai tutto il sole per maturare e questo lasciava acerba la mia esperienza. Non è una illusione rara, quella del fare prima, dell’accorciare, del saltare i passaggi. siamo convinti che, se siamo dotati, possiamo impiegare meno tempo degli altri a fare le stesse cose. Può darsi che sia possibile ma il tempo accorciato, quello che abbiamo risparmiato, non era un tempo inutile. Era il tempo del sapore.
Dare alle cose il loro tempo permette di gustare il loro sapore, di renderlo più pieno e di sentirci più maturi, più stabili. Spesso le persone mi chiedono se è proprio necessario partire dall’inizio. Se, visto che loro hanno già fatto tanto, non possono saltare subito alla fine. Che della parte in mezzo, loro, non hanno bisogno perché l’hanno già vissuta. Non c’è solo l’ansia dell’inizio e l’ansia della fine. C’è anche l’ansia della crescita: lo stare nel mezzo e permettere che le cose maturino.
Oggi non ho fretta. Non voglio più saltare nessun passaggio. Non voglio ristagnare ma nemmeno correre alla fine, per saltare passaggi che mi sembrano inutili. Oggi non voglio anticipare il tempo. Voglio gustare ogni raggio di sole. Voglio passare dal mezzo e stare in quella crescita densa di opportunità e di scelta prima di arrivare alla parola fine. Voglio iniziare qualcosa di nuovo senza saltare subito a qualcosa d’altro. In una parola voglio dimorare in quello che c’è: ho scoperto che è il miglior modo per crescere e cambiare.
Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede. Lao Tzu
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2019 Il protocollo MBSR