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Fuori dalla sequenza

15/07/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

C’è un proverbio africano che dice “Chi corre veloce, corre da solo”. Sembra ovvio eppure non ci rendiamo conto di quanto la solitudine possa dipendere dall’avere un ritmo diverso dall’altro e di quanto le regole condivise siano, in fondo, un territorio prima di tutto di incontro.

So che a quell’ora ti incontrerò è come una dichiarazione d’amore perché unisce in se stessa attesa, fiducia, pazienza e apertura. Se invece il nostro arrivare è imprevedibile la nostra identità può scivolare, quasi senza accorgercene, dalla solitudine all’isolamento.

La solitudine è una esperienza inevitabile del nostro essere adulti: ci sono cose che possiamo fare solo se tolleriamo una quota di solitudine. E vale la pena tollerarla. L’imprevedibilità del ritmo, l’arbitrarietà della presenza sono invece elementi che coltivano una sorta di silenzioso isolamento. Silenzioso perché finiamo per accorgercene solo dopo, quando si è realizzato.E allora è una dolorosa resa dei conti quella che ci troviamo davanti. Così, quando guardiamo alla nostra agenda, ai nostri impegni, domandiamoci se stiamo organizzando la nostra vita o costruendo il nostro isolamento dalla vita.

Sì, ma io non amo l’ordine consueto. Non lascerò che mi venga imposto di accettare la sequenza delle cose. Camminerò; non cambierò il ritmo della mia mente fermandomi, guardando. Camminerò. Andrò su per le scale e mi sottometterò all’influenza di altre menti simili alla mia, fuori dalla sequenza.Virginia Woolf, “Le onde”

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro

© Nicoletta Cinotti 2016 Le radici della felicità

Foto di ©roberto tosini

 

Archiviato in:mindfulness continuum

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