Nel nostro lottare per far sì che la vita vada nella direzione che vorremmo, facciamo una gran fatica. La stessa fatica che facciamo quando tentiamo di cambiare qualcosa delle persone che amiamo. Cerchiamo di convincerle a non fare questo o quello, ossia a non deluderci, ferirci o farci, banalmente, soffrire. Questi tentativi di cambiamento richiedono sempre un grande sforzo perchè vanno contro qualcosa che già esiste. E prevengono il fare i conti con quello che già c’è. Ci illudono che potremmo andare avanti diversamente se solo l’altro cambiasse. O se solo le cose della nostra vita fossero diverse.
Una fatica immane: un ordine che non si assoggetta al nostro controllo. Dietro a questa fatica immane c’è una paura. Quella che Lowen chiamava paura di vivere. È la paura del divenire che è in noi. La stessa paura che ha il seme che deve attraversare il buio per germogliare.
È normale provarla, non richiede cure o medicine. Abbiamo solo bisogno di sapere che oltre la paura c’è anche la spinta al divenire, una spinta che a volte ostacoliamo proprio con gli sforzi che facciamo perchè le cose siano diverse da come sono. Così, forse, se ci rendiamo conto che cercando di cambiare le cose ostacoliamo il divenire, possiamo correre il rischio di lasciare che le cose siano come sono per aprirci anche a quella esperienza. Per esistere senza paura di vivere, per ricordarci che nessuno può prendere il nostro posto. Aspetta solo noi.
Se abbiamo paura di essere, di vivere possiamo mascherare questa paura intensificando il nostro fare. Più siamo occupati, meno tempo abbiamo disponibile per sentire, essere e vivere. E possiamo ingannare noi stessi credendo che il nostro fare sia essere e vivere. Alexander Lowen
Pratica di bioenergetica: Mindful bioenergetics
© Nicoletta Cinotti 2017 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©@petra
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