
L’immagine dell’io plasma il corpo attraverso il controllo che agisce sulla muscolatura volontaria. Si inibisce l’impulso a piangere irrigidendo la mandibola, restringendo la gola, trattenendo il fiato e ritenendo l’addome. La collera può essere inibita con la contrazione dei muscoli del cingolo scapolare che portano indietro le spalle. Alexander Lowen
MI capita molto spesso di sentirmi chiedere che differenza c’è tra yoga e bioenergetica. Rispondo volentieri a questa domanda, cercando ogni volta di considerare la prospettiva di chi mi pone la questione. A volte è semplicemente per scegliere se fare le classi d’esercizi bioenergetici o lo yoga. Altre volte invece è perché rimangono colpiti dalla somiglianza tra certi esercizi. Altre ancora è per la differenza tra il silenzio (dello yoga) e i suoni della bioenergetica.
Questa domanda però interessa anche me e così ho cercato di rispondere attraverso due libri: L’emozione e la forma (di cui ho scritto la recensione la scorsa settimana) e Anatomy of Hatha Yoga di David Coultier, di cui farò – tra le righe – la recensione oggi.
Sarà una recensione tra le righe perché l’anatomia non è propriamente un argomento da ombrellone!
Una totale attenzione al corpo
Entrambe, sia la bioenergetica che lo yoga, chiedono una totale attenzione al corpo. Perché, per entrambe, la consapevolezza corporea è fondamentale. È, infatti, la consapevolezza, la falsariga che guida le lezioni di anatomia di David Coultier. In maniera progressiva ogni capitolo presenta una serie di esercizi e di questi offre la lettura anatomica (chiede anche di farli con questa attenzione sottile ai muscoli e alle articolazioni). La cosa più importante nello yoga – come nella bioenergetica – non è la flessibilità o la capacità di fare alcuni esercizi piuttosto complessi, quanto la consapevolezza. Questo offre anche un vantaggio: una attenzione focalizzata previene la possibilità di farsi male e permette una migliore comprensione della posizione.
[box] Praticare con una totale attenzione al corpo
Praticare con totale attenzione al corpo è una forma avanzata di yoga, indipendentemente da quanto può essere facile la posizione. Praticare con una attenzione divisa è sempre una pratica da principiante, indipendentemente da quanto è difficile la posizione. David Coultier[/box]
Il tessuto connettivo
Anche nel caso dello yoga il ruolo del tessuto connettivo è centrale perché è quello che dà integrità al corpo e al movimento. Così, nel libro prima viene affrontato il sistema scheletrico che muove il corpo, poi il modo in cui il sistema nervoso controlla il movimento e, infine, come il connettivo limita il nostro movimento. Come ricorderete il connettivo è quella guaina che circonda i muscoli ed è quella che, nel blocco bioenergetico, perde fluidità e grazia. Il modo di guardare al corpo è quindi, dal punto di vista anatomico, molto simile.
Perché andare lenti
La velocità del movimento non è un elemento secondario. Perché chiediamo di essere consapevoli della velocità e in che modo questa influisce sulla percezione?
La risposta sta nei riflessi neurologici. Ci sono riflessi che si attivano quando stimoliamo le articolazioni con movimenti bruschi: la lentezza ci permette di non attivarli e di lasciare che il movimento sia consapevole. Il riflesso infatti, con la sua qualità automatica è una forma di perdita di consapevolezza. Niente di grave ma non ci fa fare quello che vogliamo noi: ci fa fare quello che – neurologicamente – è stato utilizzato per proteggere il movimento e le articolazioni.
Il movimento e la consapevolezza
Quando il movimento è ridotto tendiamo a perdere consapevolezza corporea. Per Lowen questa diventa un’affermazione base. Il movimento è la guida da seguire per impostare il lavoro corporeo e le classi d’esercizi. Nell’ hatha yoga il rapido adattamento agli effetti del contatto è estremamente importante per la postura, il rilassamento e la meditazione. Se una postura è stabile, i recettori del contatto mandano una specie di segnale di stop al cervello: quell’immobilità diventa la porta d’accesso all’interno e al silenzio. Appena perdiamo stabilità i recettori si accendono e interrompono lo stato di silenzio. L’atteggiamento quindi è diverso – per non dire opposto – tra yoga e bioenergetica. Nello yoga si cerca la stabilità (che è una sorta di immobilità) per portare l’attenzione all’interno. In bioenergetica si cerca il movimento per aumentare la consapevolezza corporea. Le ragioni anatomiche – ben spiegate in Anatomy of Hatha Yoga – sono le stesse. L’impostazione però è opposta.
Non solo – come spiega molto bene David Coultier – l’hatha yoga usa il contatto e la pressione per bloccare o minimizzare la percezione del dolore. Il gate control del dolore fa sì che percettivamente uno stimolo non doloroso blocchi la percezione di uno stimolo che sarebbe doloroso. Per questa ragione nello yoga molte posizioni prevedono il contatto e la pressione. In questo caso contatto e pressione agiscono come stimolo non doloroso che blocca la percezione del disagio (se non del dolore vero e proprio) connesso a certe posizioni. Una scelta che in bioenergetica non viene mai fatta. Preferiamo la scelta del minimo stimolo.
Il minimo stimolo
Il minimo stimolo è connesso alla legge di Weber-Fechner (tante parole strane vero?) che, detto in parole semplici significa che uno stimolo tattile leggero è percepito come interno mentre uno stimolo tattile forte è percepito come esterno. Inoltre, se lo stimolo inizia con una pressione forte, perché gli stimoli successivi siano percepiti devono raddoppiare l’intensità. Mentre se iniziamo con uno stimolo leggero possiamo sentire tutto l’aumentare della gradazione. Ecco perché in bioenergetica spesso iniziamo con esercizi morbidi per aumentare poi l’intensità dello stimolo!
Il grounding
Sia la bioenergetica che lo yoga si occupano del radicamento a terra. Lo yoga per dare stabilità alle posizioni in vista dell’allungamento. La bioenergetica per dare stabilità al corpo in vista dell’orientamento alla realtà. In questo senso possiamo dire che abbiamo un doppio radicamento: dalla vita in giù lavoriamo per essere radicati a terra e dalla vita in sù per essere allungati verso il cielo. Il radicamento in bioenergetica è la base per la spiritualità. Volgere la consapevolezza all’interno è la base della spiritualità nello yoga. Il risveglio della shakti prevede che l’energia risvegliata risalga dal chakra alla base della colonna vertebrale fino alla sommità del capo.
Noi esseri umani siamo come gli alberi, radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita. Alexander Lowen
Il respiro
[box] I polmoni sono posti in un recesso così sacro e nascosto che sembra che la natura abbia voluto toglierli sia dallo sguardo che dall’intelletto. John Mayow 1674[/box]
Gli yogi non conoscevano nulla della fisiologia o dell’anatomia e David Coultier sceglie, coraggiosamente, di parlare di yoga senza citare le nadi o altri termini della fisiologia yogica. Perché fa questa scelta? Perché desidera fare riferimento a dati sperimentati che permettano di provare che le affermazioni connesse alla tradizione yogica sono scientificamente dimostrate, anche se interamente basate su una conoscenza introspettiva. E nel capitolo sul respiro questo riesce alla perfezione. Non si ha mai la sensazione che stiracchi dei dati a suo uso e consumo. Si rimane invece colpiti da come, questi dati, coincidano perfettamente con le nostre conoscenze attuali e si comprende meglio la sua affermazione iniziale in cui dice che il praticante avanzato è colui che sa stare con l’attenzione interamente sul corpo indipendentemente da quanto sia facile la posizione che sceglie.
È nel respiro però che la differenza tra yoga e bioenergetica è maggiore. Se nello yoga si pratica il pranayama per esercitare il controllo sul respiro, in bioenergetica lasciamo che il respiro sia com’è: a volte selvaggio, a volte regolare. A volte profondo e a volte superficiale. Perché sappiamo che il respiro è connesso al sentire e non sempre ci piace sentire e dobbiamo accedere a questa parte – emotiva – con gradualità.
In bioenergetica la tendenza è a non concentrarsi con un lavoro eccessivamente diretto sul respiro. Piuttosto la richiesta è quella di diventare consapevoli del respiro naturale, inteso come il respiro che sta avvenendo, nel momento in cui viene richiesto di portare l’attenzione.
Lo scopo di questa richiesta è di fornire un sostegno per aprire i blocchi e le contrazioni che limitano il fluire naturale del respiro mantenendo la consapevolezza di ciò che accade nel momento in cui accade. da Respirare bioenergeticamente
Una posizione diversa da quella espressa nello Hatha Yoga Pradipika
[box] Così come addomestichiamo progressivamente i leoni, gli elefanti e le tigri, così controlliamo il prana attraverso la pratica. Verso 15 cap. 2[/box]
Alla fine quali sono le differenze?
Potremmo metterle in ordine:
- il ruolo del movimento spontaneo
- gli aspetti legati al respiro
- il ruolo espressivo delle emozioni attraverso suoni o parole
Non è strano che il punto di maggiore differenza non sia – ovviamente – anatomico! Siamo tutti soggetti alle stesse leggi ed entrambi questi libri – L’emozione e la forma e Anatomy of Hatha Yoga – hanno il merito di mettere in relazione l’anatomia con il corpo vivo. Quello che si muove, respira e sente.
La differenza è l’oggetto finale: la bioenergetica si muove nella direzione della spiritualità ma mantiene sempre uno sguardo di cura di blocchi e tensioni corporee che ci allontanano dal nostro mondo emotivo. Lo yoga – ma lo spiegherà sicuramente meglio Valeria Maggiali – ci invita a coltivare, ad educare il corpo per coltivare ed educare lo spirito. Così in uno abbiamo bisogno di spontaneità (e disordine), nell’altro di disciplina e precisione. Nella mia esperienza però queste strade si incontrano. Dopo il disordine e il rumore, arriva la grazia e il silenzio.
Man mano che il corpo ritrova la sua libertà e grazia torna ad essere libero e gioioso. Alexander Lowen
Da Ottobre, nelle nostre sedi iniziano i nuovi corsi di classi d’esercizi bioenergetici e di Vinyasa Yoga e Vinyasa Yoga Flow e le classi d’esercizi bioenergetici: non perdere questa occasione di muoverti verso la grazia!
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© Nicoletta Cinotti 2016 Foto di ©GO INTERACTIVE WELLNESS