
Il diaframma è una parte della nostra struttura intima e non solo una guaina muscolare e tendinea che si estende dalla colonna vertebrale alla parte anteriore del torace.
Separa il cuore e i polmoni dalla cavità addominale ed è di vitale importanza sia nel respiro che nel regolare il flusso energetico del corpo. Per questa ragione il blocco del diaframma non è mai un blocco totale.
Il progresso nella terapia
Sia per Reich che per Lowen il progresso nella terapia era segnato dall’allentarsi delle tensioni diaframmatiche e quindi da un miglioramento significativo nel flusso del respiro; infatti i problemi emotivi comportano sempre una riduzione nell’efficacia del respiro; una riduzione che ha lo scopo di ridurre la sensazione.
La centralità del diaframma divide il corpo in due sezioni, la cui armonia e relazione tra di loro è spesso visibile ad occhio nudo. Osserviamo infatti frequentemente una netta divisione tra la parte alta e la parte bassa del corpo: una divisione che segnala una difficoltà ad integrare gli aspetti affettivi con quelli sessuali. Sotto il diaframma c’è la grande cavità addominale che contiene gli organi del metabolismo e della sessualità; sopra il diaframma invece ci sono le due grandi pompe del corpo: il cuore e i polmoni.
Potremmo descrivere la relazione tra cuore e polmoni proprio come l’incontro dell’energia di queste due grandi pompe: i polmoni si allungano e risucchiano l’aria e trasmettono in questo modo energia al cuore che, attraverso il battito, spinge in tutto il corpo il sangue e l’ossigeno.
Facile comprendere che il movimento del petto e dei polmoni è essenziale per la vitalità del cuore e per la vitalità personale.
I blocchi sono le tensioni muscolari croniche che per lo più compaiono nella muscolatura striata o volontaria che normalmente è soggetta al controllo dell’Io. Il controllo cosciente viene a mancare quando la tensione presente in un gruppo di muscoli diventa cronica. Alexander Lowen
Il diaframma e il respiro
La libertà del diaframma influenza direttamente la qualità del respiro e la qualità del respiro influenza direttamente la qualità delle emozioni percepite: le limitazioni del respiro infatti sono uno dei modi che utilizziamo per controllare la percezione delle emozioni.
Per comprendere meglio come questo avviene proviamo a guardare nel dettaglio il processo del respiro. Il petto ha una forma ovale che si espande, col respiro, sia da davanti a dietro che da lato a lato. Quando inspiriamo il diaframma scende, le costole si aprono, la colonna vertebrale si allunga, provocando un’onda di movimento in tutto il corpo. Questa onda di movimento include il midollo spinale, grazie al movimento di allungamento – in inspirazione – della colonna vertebrale. Per questa ragione, ogni respiro porta un impulso che carica i tessuti nervosi e facilita la respirazione craniosacrale che ha un ritmo più lento di quella polmonare.
I blocchi sono le tensioni muscolari croniche che per lo più compaiono nella muscolatura striata o volontaria, che normalmente è soggetta al controllo dell’Io. Alexander Lowen
Cosa accade se il respiro è ridotto? Il petto sovraespanso
Il respiro può essere ridotto da tutte le tensioni che limitano l’allungamento dell’onda respiratoria e quindi non solo da quelle diaframmatiche ma l’effetto più tipico della tensione diaframmatica è espressa da un petto sovraespanso o da un petto sottoespanso.
Il petto sovraespanso presenta un abbassamento molto scarso durante la respirazione. E’ trattenuto in una posizione contratta, gonfiata, formando, metaforicamente, una parete di muscoli rigidi, protettivi, attorno al cuore e ai polmoni. Questa parete coinvolge i muscoli della schiena come quelli della gabbia toracica e la parte anteriore del corpo e accerchia completamente quegli organi. L’effetto è che il cuore e i sentimenti sono tenuti rinchiusi in una gabbia muscolare.
Questa struttura si associa ad una paura ad assumere energia dall’esterno, soprattutto dalle relazioni affettive: è la paura di intenerirsi, di abbassare la guardia e rallentare il passo. Sono sentimenti che rimangono dentro i confini delle regole e dei piani, in un rigido sistema di atteggiamenti, in una struttura razionale che governa le azioni. Una struttura che non comprende gli aspetti emozionali e intuitivi delle relazioni. Più il petto è trattenuto ed espanso, meno la personalità è fluida e più è incapace di espirare e liberare l’aria: una situazione che spesso si accompagna al desiderio di essere liberi.
La riduzione del respiro: il petto sottoespanso
Il petto abbassato è associato ad una mancanza di vitalità emotiva: la quantità di aria non è infatti sufficiente per suscitare un pieno sentimento: il colore della pelle è pallido e gli occhi mancano di vitalità perché il basso livello respiratorio non fornisce un’energia sufficiente per l’espressione emotiva.
Nell’aspetto fisico e nella storia personale spesso sono persone che hanno ricevuto un “colpo al cuore”: c’è stata una ferita primaria e il cuore è rimasto bloccato e affondato. Il sentimento generale è un senso di abbattimento, stanchezza e bisogno di sostegno. Un respiro profondo li porta a contatto con la loro ferita, limitando il respiro evitano di ri-attivare un dolore che non è ancora pienamente risolto. Aprire il respiro e ampliare il torace porta una nuova vitalità e nuova energia per il cambiamento. Non dobbiamo infatti dimenticare che il nostro è un sistema energetico e che, se non alziamo il livello d’energia attraverso il respiro, non saremo in grado di avere la vitalità necessaria per crescere e cambiare.
La divisione tra alto e basso
Nelle persone in cui c’è una asimmetria marcata tra la parte alta e la parte bassa del corpo, la forma e la profondità del respiro è danneggiata: sono persone che sperimentano una mancanza di equilibrio e una ambivalenza nei loro atteggiamenti. Spesso, sul piano pratico l’asimmetria si esprime attraverso un petto sovraespanso o sottoespanso e configura quindi lo stesso quadro emotivo espresso in precedenza. A questi elementi si aggiunge una difficoltà ad integrare gli aspetti viscerali e sessuali con quelli affettivi.
La bioenergetica si occupa del modo in cui una persona tratta il sentimento dell’amore. Ha un cuore aperto o chiuso? Aperto al mondo o distante? Alexander Lowen
I canali di comunicazione tra il cuore e il mondo
Uno dei modi poetici che Lowen ha di descrivere i blocchi che stiamo approfondendo, settimana dopo settimana, è quello di valutare i canali di comunicazione tra il cuore e il mondo. Canali di comunicazione che sono mediati dal respiro e dal movimento del diaframma. Il cuore ha quindi i seguenti canali di comunicazione: il primo è la bocca e la gola. Il bambino cerca il seno ma non cerca solo cibo: cerca soprattutto l’affetto materno che passa attraverso questo primo canale. Il secondo canale di comunicazione sono le braccia e le mani che ci mettono in con-tatto con il mondo. E il terzo canale di comunicazione è il respiro, attivato dal movimento diaframmatico, che connette le sensazioni viscerali con quelle affettive, legate alla zona del cuore. Per comprendere come siamo nel contatto con la realtà, è importante domandarci come stanno questi canali di contatto con il mondo.
Il blocco del diaframma e l’ansia di cadere
Per Reich il blocco del diaframma è il primo blocco, dal quale si diffondono le altre aree di tensione. Indipendentemente dal momento di insorgenza, collega questo blocco all’ansia di cadere. La tensione del diaframma riduce, infatti, il flusso di eccitazione alla parte inferiore del corpo e produce una contrazione della vitalità che viene percepita come paura di cadere. E’ il ritiro di energia dalle gambe e dai piedi che produce una perdita di contatto con il suolo.
Esercitarsi a cadere: un esercizio.” Da un certo punto di vista questo esercizio assomiglia ad un Koan zen: anche qui c’è una sfida all’io o alla volontà, che tuttavia vengono privati del loro potere”.Alexander Lowen Bioenergetica
L’ansia di cadere non si esprime solo come sensazione psicofisica. Sia per Reich che per Lowen diventa anche la paura di innamorarsi (falling in love) e di addormentarsi (falling asleep). Di vivere quelle situazioni in cui proviamo una perdita di controllo e un “lasciarsi andare”. La tensione diaframmatica quindi fa da corredo agli aspetti di controllo legati al collo, riaffermando, una volta di più, come le tensioni non siano strettamente limitate ad un’area ma facciano parte di una scacchiera di risposte corporee ed emotive.
Dedichiamo tanto della nostra energia allo sforzo di salire più in alto e di ottenere di più che spesso troviamo difficile scendere e lasciarci andare. Rimaniamo sospesi a mezz’aria e abbiamo paura di cadere. Alexander Lowen
Perdere la consapevolezza
In questo percorso tra blocchi e tensioni che cosa accade alla nostra consapevolezza? La tensione cronica, con il tempo, cessa di essere percepita. Ecco perché il lavoro corporeo è fondamentale: permette di risvegliare la coscienza delle nostre tensioni. Infatti, più una zona è cronicamente tesa e meno la percepiamo. Ne sentiamo l’effetto come limitazione motoria o espressiva ma non più come blocco corporeo.
L’effetto – dice Lowen – è simile a quello dell’assideramento. Quando siamo assiderati non sentiamo. E’ nel momento in cui l’assideramento si scioglie che recuperiamo la sensazione – inizialmente dolorosa – della tensione. Per questa ragione spesso, fare gli esercizi bioenergetici, può dare la sensazione di “pescare nel nulla”: non sentiamo e non capiamo che cosa dovremmo sentire. E’ un atto di fiducia: nel corpo e nella libertà che sentire ciò che abbiamo isolato, aprire ciò che abbiamo chiuso, ci riporterà libertà, vitalità e gioia di vivere.
Concludo con una poesia, che descrive così bene cosa avviene nel blocco, che nessun discorso scientifico sull’argomento può competere con questa descrizione. La poesia è di Emily Dickinson.
Dopo un grande dolore
Dopo un grande dolore viene un senso solenne, i nervi stan composti, come tombe.
Il cuore irrigidito chiede se proprio lui
soffrì tanto? Fu ieri o qualche secolo fa?
I piedi vanno attorno come automi per un’arida via
di terra o d’aria o di qualsiasi cosa, indifferenti ormai:
una pace di quarzo come un sasso.
Questa è l’ora di piombo, e chi le sopravvive
la ricorda come gli assiderati rammentano la neve;
prima il freddo, poi lo stupore, infine l’inerzia.
Bibliografia di riferimento
Lowen A. Bioenergetica, Feltrinelli
Lowen A.,Espansione ed integrazione del corpo in bioenergetica, Astrolabio
Painter J., Massaggio in profondità, Sugarco Ed.
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