
Spesso viviamo solo una percentuale ristretta della nostra potenzialità: ci abituiamo alle nostre limitazioni anche se scomode. Ci sentiamo a casa: diventiamo comodi nella nostra scomodità. Diventare comodi nella scomodità non è accettare. È qualcosa che assomiglia di più ad un lento assuefarsi a delle condizioni che, altrimenti, non vorremmo. Ci abituiamo a queste condizioni perchè entrano lentamente nel quotidiano e quindi non ne percepiamo il limite fino a quando non accade qualcosa che assomiglia ad un risveglio. Ci abituiamo a queste condizioni perché, nella loro ripetitività, ci fanno sentire sicuri. Perchè la novità si accompagna, molto spesso, ad una sensazione di vulnerabilità ed è per allontanare questa sensazione di vulnerabilità che diventiamo comodi nella nostra scomodità
Fino a che arriva qualcosa che attira la nostra attenzione in modo inequivocabile e fa rompere tutte le abitudini: un evento traumatico, una perdita, un problema di salute. Attira la nostra attenzione e offre una possibilità di crescita. In quel momento siamo costretti a uscire dalla nostra scomoda comodità, siamo costretti a cambiare direzione. La vulnerabilità ci costringe a cercare una nuova strada
Non è necessario avere un evento critico per tornare presenti, per crescere, per riprendere la padronanza delle nostre potenzialità. Possiamo scegliere, ogni giorno, di percorrere diversamente la stessa strada, e di farlo con uno strumento sempre a portata di mano: la nostra consapevolezza. Portarlo nel quotidiano può voler dire, molto semplicemente, fare diversamente una stessa cosa. Cambiare posto a tavola, cambiare routine di risveglio. Cambiare strada per l’ufficio. Non sono questi i cambiamenti ovviamente. Queste sono le strategie che possiamo usare per risvegliare la nostra attenzione, toglierla dall’assuefazione percettiva nella quale rischiamo di nascondere le nostre potenzialità. Sono modi che ci invitano a uscire dal pilota automatico innescato. Sono inviti a scoprire che la vulnerabilità non è un problema ma una fonte di cambiamento. E più saremo flessibili all’inevitabile vulnerabilità più saremo resilienti allo stress quotidiano.
E i giorni di festa sono i migliori per farlo. Non solo perchè offrono la possibilità di vivere diversamente le nostre giornate ma perchè non devono stare in un compartimento separato dal resto della nostra vita. Possiamo portare la vacanza nel quotidiano proprio ritornando alla freschezza della nostra percezione. Portiamo la vacanza nei giorni feriali quando viviamo fuori dalle nostre comode abitudini e torniamo alla novità del momento presente.
La vacanza ci fa rompere il consueto procedere: portiamo la vacanza nei giorni feriali facendo diversamente qualcosa di abituale. Ne percepiremo tutta la ricchezza e percepiremo quanto ampie sono le potenzialità che il nostro pilota automatico lascia seppellite. Perché per essere in vacanza non bastano le ferie, ci vuole la mente del principiante!
La vulnerabilità è il punto in cui nascono l’innovazione, la creatività e il cambiamento. Brené Brown
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© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR
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