
La vergogna è un sentimento difficile che altera – ingigantendole – le conseguenze delle nostre azioni. Ma non è solo questo l’aspetto singolare della vergogna.
Il punto complesso è che la vergogna si allaccia strettamente ai nostri bisogni. Molto spesso ci vergogniamo della cosa più vitale ed elementare: avere un bisogno. Essere bisognosi sembra qualcosa che assomiglia ad un’onta, ad una offesa personale. Riserviamo l’espressione dei nostri bisogni solo alle persone più intime e fidate. Non dico che facciamo male ad essere riservati. Dico che è davvero singolare che l’aspetto più semplice e basilare – il bisogno – susciti la nostra vergogna.
Ci vergogniamo del bisogno perché sappiamo che ci rende vulnerabili e perché ci mette in una posizione subordinata. Subordinata a chi potrebbe dare risposta e subordinata a chi, quel bisogno, non ce l’ha.
Questa vergogna è tanto forte che ci sono strutture caratteriali costruite tutte attorno alla negazione del proprio bisogno. Anche quando il nostro bisogno è legato alla salute fisica, anche quando sappiamo che omettere un controllo, una verifica, può essere pericoloso. Il bisogno ricorda troppo la nostra umanità. Noi preferiamo credere di essere dei e siamo convinti che diventare adulti significhi, come per Achille, essere immersi nell’acqua che ci rende invulnerabili. E copriamo quel residuo di vulnerabilità con attenzione. La negazione del bisogno però ha, sul corpo, un effetto molto forte: lo paralizza e lo rende statuario. Perché il bisogno non è solo vulnerabilità. È anche spinta al movimento, spinta all’azione, è la base delle nostre motivazioni che poi trasformiamo creativamente in qualcosa di luminoso.
Tutta la nostra creatività nasce dal riconoscimento di un bisogno. Se lo neghiamo, ci paralizziamo. Se prendiamo la strada dell’espressione e del riconoscimento possiamo trasformarlo nella nostra personale opera d’arte. Forse l’arte nasce proprio così: prende un bisogno e gli dà luce.
La vita non consiste nel trovare te stesso. La vita consiste nel creare te stesso. George Bernard Shaw
Pratica di mindfulness:Savoring and gratitude Meditazione live
© Nicoletta Cinotti 2019 Scrivere la mente
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