
Lunedì riprenderò lo studio dopo una pausa insolitamente lunga ( anche se in mezzo ci sono state due attività intense Scrivere la mente al Serot e il ritiro Vulnerabili guerrieri). Sono stata lontana tanto dallo studio: avevo bisogno di imparare a riposarmi, come scrivevo in un articolo del mese di luglio. Non so se ho imparato a farlo però ho capito che, adesso che riprendo l’attività a pieno ritmo, vorrei trovare il riposo in mezzo all’attività. Possibile? Questo lo saprò meglio nei prossimi mesi. Per ora vorrei raccontarti che cosa ho capito del lavoro e del riposo.
Tre ragioni dell’iperattività
Ci sono tre motori dietro alla mia – forse potrei dire alla nostra – iperattività: la prima è correggere o migliorare qualcosa che non ci piace. La seconda è gustare – avidamente – qualcosa che ci piace; la terza è la difficoltà a riconoscere il punto di fine di un impegno.
Io sono specializzata nella seconda e nella terza. In questi anni il mio impulso alla correzione si è molto attenuato: accetto con serenità che non tutto può essere perfetto e ne faccio tesoro per il futuro senza troppa apprensione. Il problema è smettere di fare qualcosa che amo. L’amore mi fa perdere il senso del limite e scivola velocemente verso l’anestesia nei confronti della fatica. Amo moltissimo il mio lavoro e ho una vera passione per lo stare con le persone. Ascolterei – dal vivo – in continuazione. Solo quando l’ultima persona se n’è andata mi accorgo quanto sono stanca. Fino a che c’è qualcuno, la sua energia mi attira e mi nutre e non sento il mio limite. Così ho deciso di intervenire a priori: ogni giorno metto prima, nell’agenda, il tempo per me. Da quest’anno non sarà solo il tempo della meditazione e della scrittura ma anche una lunga passeggiata all’aria aperta. Ho scoperto quest’anno che, se potessi lavorare all’aperto, sarei molto più felice. Forse dedicare uno spazio all’attività fisica all’aperto potrebbe essere una buona regola per tutti: un’ora di vacanza al giorno, anche durante la settimana. In questo modo spero di mettere un buon antidoto al secondo e terzo motore della mia iperattività: rimanere attaccata alle cose che amo tanto da non sentire più la stanchezza.
La stanchezza della mente
L’altra cosa che ho capito della stanchezza è che posso anche essere in vacanza ma se sono preoccupata la mia mente mi stanca come se facessi un trekking impegnativo. La preoccupazione non serve, ci sposta nel futuro, tenta di metterci nella situazione di controllare quello che accadrà e ci illude di prepararci. La fissazione della preparazione a tutte le possibili alternative ha avuto un discreto calo quest’estate, grazie alla frequentazione con l’imprevedibilità di mia madre. Meglio essere riposati che essere preparati perché quando si è riposati si hanno le energie per affrontare gli imprevisti, quando si è preparati succede l’unica cosa che non avevamo previsto. Quindi, fermo restando la necessità di aggiornarsi, studiare e leggere, lascerò perdere tutte le forme di preparazione basate sul controllo. Da quando ho iniziato a farlo mi stanco molto meno e continuerò così anche nei prossimi mesi!
Forse diventare più consapevoli di quante energie sprechiamo in controlli inutili o controproducenti può essere un buon modo per riposarsi nel pieno di una attività. Le cose non andranno mai come vogliamo noi ma andranno come vogliono loro.
Non voglio conoscere il futuro. Cerco di prendermi cura del momento presente. Dio non mi ha dato alcun controllo sul momento che verrà. Mahatma Gandhi
Quando sei in corsia di sorpasso puoi solo accelerare
Sono sempre stata una persona lenta e questa qualità non mi è mai stata particolarmente gradita, convinta com’ero che la velocità fosse una caratteristica dell’intelligenza. Per questa ragione, ogni tanto, mi spingevo in corsia di sorpasso (metaforica). Ho capito però che quando sei in corsia di sorpasso hai solo due scelte: rientrare nella marcia ordinaria oppure continuare ad andare veloce, mentre quando sei al tuo ritmo hai la piacevolezza di andare alla tua velocità. Non quella dettata dalla macchina che è anch’essa in corsia di sorpasso e che ti lampeggia perché tu vada veloce o ti sposti. Alla fine il vantaggio di andare veloce si perde dietro la fatica di seguire un ritmo che non è tuo. Ho accettato che sono una macchina lenta: in compenso mi gusto il panorama e il rispetto del mio ritmo.
Il riposo emerge quando diventiamo di più facendo di meno, quando non permettiamo alle attività urgenti di distoglierci da quelle importanti. Frank Ostatseski
Siamo sempre un po’ pazzi
Ho iniziato a meditare a vent’anni: l’età in cui sei convinta di potere qualsiasi cosa. Guardavo gli adulti e dentro di me pensavo “la mia vita non sarà così“, “non farò quest’errore…oppure quest’altro“. Quando, con il tempo, mi sono ritrovata a fare degli errori pensavo che il segreto fosse meditare di più. Ho scoperto che la meditazione non è una panacea. Non cambia la vita, non ti innalza nei cieli. Ti mette di fronte alla terra in cui vivi. Ti ricorda che è una terra in prestito e che i frutti dipendono da quello che semini ma anche dalla stagione che incontri. Proprio come un contadino, non controlli siccità o troppa abbondanza di acqua. Non controlli il caldo e il vento. Ti aiuta a stare con il raccolto che hai e a riconoscere cosa hai fatto ma non trasforma la tua vita per magia. Forse sono rischi che corrono poche persone ma io ho pensato che se una cosa fa bene, il doppio fa meglio. Magari a te non succede con la meditazione, come è successo a me. Nessuno toglierà il nostro dolore. Nessuno ci darà la perfezione. Riposare nel mezzo delle attività per me vuol dire proprio questo: accettare che il dolore, la rabbia, la paura non sono errori da correggere. Essere vulnerabili vuol dire essere aperti e se riusciamo ad essere aperti possiamo riposare in mezzo alle attività. Saremo sempre un po’ pazzi e questa è la nostra bellezza.
Nell’occhio del ciclone c’è un punto di pace assoluta. È il punto in cui siamo presenti, senza interferire, senza correggere, senza controllare, quello che accade. Aspettiamo che passi la tempesta per poi agire quando la mente è calma. Questo ho capito sul riposo nell’attività. Poi ti racconterò come sta andando!
© Nicoletta Cinotti 2019
Photo by Abigail Keenan on Unsplash
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