
Chi studia è uno sfigato. E chi è bravo lo è perchè ha una bravura innata, spontanea, inconsapevole e selvaggia. Chi studia diventa solo uno studioso. Genio invece si nasce. Il semplice studiare, di per se non porta da nessuna parte, E causa anche malattie, depressioni, errori di postura, mal di schiena, miopia, scoliosi… Un mio carissimo amico mi ha confidato che, per lungo tempo ha pensato che scoliosi venisse da scuola e anche a lui pareva un’origine del tutto naturale.
Già, chi studia sta seduto, chino, contratto, rannicchiato, fermo. Ed è solo in una stanza. Come può piacerci una figura così immobile e rinchiusa? Priva di vita, priva di appeal?
Infatti in genere se si studia non si dice che si studia. Lo studio si nega sempre, come un peccato, un vizio innominabile. Quando a scuola andavo bene a un’interrogazione e i compagni mi chiedevano: “Hai studiato tanto vero?”io rispondevo: “Ma no, quasi niente”. Era una bugia colossale ed evidente. Che avessi passato giorni a studiare fino a notte era ovvio: solo studiando si può prendere nove. Se non studi come te le inventi le fasi delle guerre puniche o la tavola degli elementi di chimica? Il fatto è che non volevo fare brutta figura, sembrare diversa…Insomma c’è una sorta di tacito patto, per cui se uno proprio non può fare a meno di prendere 9, almeno deve far finta che sia capitato per caso, che non l’abbia provocato, per esempio studiando.
Studiare è sempre stata una cosa che era meglio non fare, ma che, se proprio si faceva, era bene nascondere.
Anche esibire la cultura, mostrare platealmente quanto sai, sciorinare a destra e manca libri e articoli, per carità, non va mai bene (…) Mostrare la cultura non va più, non si fa. sarebbe controproducente, altro che ammirazione. Se venisse fuori a cena che stai leggendo il Filostrato di Boccaccio o le rime del Chiabrera, tutti penserebbero, “Poveretto, che vita grigia!”.
Oggi piuttosto si esibisce l’ignoranza, rende molto di più. È immediatamente un vantaggio sociale, un atout. È come se il non sapere e il non studiare ci dessero un fascino aggiunto, una certa patina di rozzezza che sa subito di istinto primordiale, naturalezza ferina, autenticità.
Chi studia è sempre un ribelle.
Uno che si mette da un’altra parte rispetto al mondo e,
a suo modo, ne contrasta la corsa.
Chi studia si ferma e sta: così si rende eversivo e contrario.
Forse dietro c’è sempre una scontentezza di sé o del mondo. Ma non è mai una fuga.
È solo una ribellione silenziosa e, oggi più che mai invisibile. Paola Mastrocola
Questo post è dedicato a tutti i ribelli invisibili, che studino o no. A tutti coloro che, nella mindfulness, cercano un modo per studiare se stessi, per aprire il libro della propria vita.
www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici