
Albert Einstein, insieme a tantissimi scienziati e filosofi di tutti i tempi, ha sempre sottolineato l’importanza della gentilezza, della compassione e della curiosità nella vita quotidiana. Non solo le considerava qualità intrinsecamente positive, sapeva anche che portavano chi le possiede a pensare con più chiarezza e a condurre uno stile di vita e di lavoro migliore e più produttivo.
Non cadeva nella trappola di pensare che essere duri con se stessi e con gli altri porti al successo (grassetto aggiunto). Einstein sapeva bene che quella convinzione nasce dalla nostra tendenza collettiva ad attribuire (erroneamente) il successo alle voci dure e sferzanti che ci sentiamo risuonare nella testa, più che alle voci sommesse e ragionevoli.
E ha scritto: Un essere umano è una parte di quell’intero che chiamiamo universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Egli percepisce se stesso e i propri pensieri e sentimenti come separati dal resto: una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi una specie di prigione, che ci confina nei nostri desideri personali e nell’affetto esclusivo per le poche persone a noi più vicine. Dev’essere nostro compito liberarci da quella prigione, ampliando il cerchio di compassione fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi e l’intera natura nella sua bellezza. Nessuno è in grado di farlo fino in fondo, ma impegnarsi per raggiungere questa meta è già una parte della liberazione, di per sé, ed è un fondamento su cui basare la propria sicurezza interiore. Citato in Metodo Mindfulness
©Addomesticare pensieri selvatici www.nicolettacinotti.net