
Ho pochi vasi sul mio terrazzo e lotto con mio marito perché non riempia ogni angolo con qualche esperimento vivaistico: abbiamo vissuto in una casa con un enorme giardino e non si è ancora rassegnato alle dimensioni limitate del terrazzo. Ieri sono uscita pronta a controllare quanto disordine avesse fatto e in un vaso – creato a mia insaputa – era fiorita una meraviglia di narcisi, muscari e giacinti colorati. Sono spuntati nel giro di due giorni: i giorni della mia assenza.
Mi hanno regalato quello che nella pratica è una emozione preziosa: lo stupore. È stupore quello che proviamo ogni volta che coltiviamo la nostra mente del principiante e lo stupore è l’emozione della presenza. Meglio ancora del tornare presenti. Come un piccolo scalino che non ti sei accorta di scendere e che ti rende immediatamente consapevole del terreno su cui sei poggiata.
La mente è velocemente inquinata da quelli che nel buddismo vengono definiti tre veleni – alla radice di tutte le sofferenze – delusione, avidità e avversione. Quando si manifesta lo stupore questi tre stati mentali svaniscono e, viceversa, se non proviamo stupore iniziamo a provare avversione. Tante volte sento raccontare storie che riguardano il sorgere dell’avversione in un matrimonio: sono relazioni in cui, progressivamente, è svanita la possibilità dello stupore. A volte l’avversione si manifesta come noia, altre volte come giudizio, altre volte come il desiderio che qualcosa di piacevole duri più a lungo o compaia quando lo desideriamo noi. Non sapevo che quei bulbi sarebbero fioriti. So che dureranno pochi giorni: eppure il regalo che mi hanno fatto è valso la felicità di una giornata. Sono fioriti senza paragoni e senza attesa, proprio come quando qualcuno che amiamo ci sorprende.
Se l’avversione è una sorta di tensione attorno alla bocca e allo sguardo che mi fa ritrarre, l’avidità è qualcosa che mi spinge avanti, a cercare quello che non c’è. Mentre la delusione si agita come un vento di tempesta sopra la mia fronte. Ma la primavera è sbocciata, “Spring has sprung” come diceva la mia insegnante d’inglese per farci memorizzare i verbi irregolari, e quando la primavera sboccia sono libera dall’avidità, dall’avversione e dalla delusione.
Gli alberi sono ottimi meditanti. Testimoniano tutto quello che accade senza farsi trascinare. Lauren Krauze
Pratica di Mindfulness: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2019 Verso la self compassion