
Cosa facciamo quando abbiamo bisogno di mitigare uno stress, di affrontare una difficoltò? Abbiamo due strade: possiamo darci una gratificazione oppure una consolazione. Spesso sono due strade che si escludono a vicenda. O scegliamo l’una o scegliamo l’altra. Sembrano uguali eppure sono molto diverse nei risultati a breve e a lungo termine.
La gratificazione dà un picco di piacere immediato. Se siamo tristi e ci compriamo qualcosa che desideriamo l’attimo in cui lo facciamo siamo più sereni. La nostra attenzione è ancorata alla ricerca e all’aspettativa del soddisfacimento del desiderio che è la parte più vitale del desiderare: aspettare che il desiderio si compia. Più tempo rimaniamo coinvolti nella ricerca, più prolunghiamo quel piacere. Ma se supera un certo impegno non è più gratificante: deve comunque essere veloce. Una volta acquistato l’oggetto, mangiato il dolce, ottenuto quello che volevamo inizia il processo riflessivo. E, purtroppo, ci sentiamo spesso in colpa per le nostre gratificazioni impulsive. Perchè la soddisfazione dura poco e il prezzo che abbiamo pagato – simbolico o reale – è troppo alto rispetto al grado di soddisfazione raggiunto e rispetto al rimuginio interiore. Più ci gratifichiamo, più rischiamo di alimentare il senso di colpa. Perché? Perché non siamo davvero soddisfatti.
Se ci consoliamo – ammesso di saperlo fare – tutto è più lento. La consolazione non è immediata: significa dare tempo e attenzione ai propri bisogni. Ascoltare, tenere con sé il dolore o la rabbia che proviamo ed esplorarla fino a che non si scioglie e si trasforma in qualcosa di diverso: in una maggiore consapevolezza, in una maggiore presenza. Significa curare e nessuna cura è immediata ma, quando si cura, il risultato è positivo a lunga scadenza. Quel dolore consolato diventa un apprendimento, un sostegno, una direzione futura. E rimaniamo calmi più a lungo.
Il punto però è saperlo fare: raramente sappiamo consolarci, siamo specialisti della gratificazione ma non della consolazione. Perché consolarsi vuol dire sentire, gratificarsi vuol dire mettere il silenziatore rapido a ciò che ci disturba. Il punto è che nella nostra cultura i bisogni di esplorazione – legati all’iniziativa, al coraggio all’intraprendenza – sono molto apprezzati. Siamo tutti silenziosamente critici quando qualcuno ha bisogno di consolazione: come se fosse un bisogno infantile. Come non è infantile il dolore, non è infantile nemmeno la nostra necessità di essere consolati. E, se non impariamo a farlo, con i nostri figli e con noi stessi, saremo sempre vittime di un sistema di gratificazione a breve durata. Il sistema di gratificazione costa tanto e dura sempre troppo poco.
Pensiamo che il punto sia superare i problemi ma la verità è che le cose non funzionano così. La guarigione viene dal dare spazio a tutto ciò che accade. Pema Chodron
Pratica di mindfulness: Addolcire confortarsi aprire
© Nicoletta Cinotti 2018 Serata di presentazione corso COS-P per genitori: Genova 5 Settembre 2018
Il protocollo MBSR: serata di presentazione Genova lunedì 8 Ottobre alle 20 e Chiavari Martedì 9 Ottobre alle 20
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