
Tutti i frutti hanno un seme. Alcuni semi sono leggeri e sguscianti, come quelli dell’anguria. Altri sono grossi e duri, come quelli della pesca. Io amo i frutti con i semi duri: le ciliegie, le pesche, le susine, le albicocche. Le metti in bocca e ti riempiono del loro sapore. Poi arrivi al nocciolo e rimani un po’ sorpresa che tanta durezza si nascondesse dentro tanta dolcezza.
Anche le emozioni sono così: hanno un seme. Può essere un seme piccolo come quello dell’uva. O grande come quello dell’avocado. Prima o poi tutte le emozioni arrivano al seme e lì ci chiedono di fare una cosa che non amiamo fare. Ci chiedono di rinunciare a nutrirci del seme. Il seme, per fiorire, ha bisogno di tempo e del terreno giusto. E non tutti i semi germogliano.
Il nocciolo delle emozioni sono quelle parti del significato che, per essere comprese, hanno bisogno di tempo. A volte di molto tempo. A volte dobbiamo proprio rinunciare a capirle. Rinunciare a nutrirci di quella parte. Malgrado questa rinuncia le emozioni possono essere sempre percepite. Anche il loro nocciolo duro può essere percepito. Dobbiamo solo rinunciare a capire, non rinunciare a sentire. Ma noi siamo ben strani: preferiamo rinunciare a sentire che rinunciare a capire, così ci teniamo in bocca il nocciolo delle nostre emozioni per un sacco di tempo. E avendo un nocciolo in bocca molte cose diventano più difficili.
È quando rinunciamo, quando accettiamo che i semi vanno messi a dimora, che possiamo aprire la porta a qualcosa di nuovo.
Rinunciare è necessario per poter lasciar andare. I sentimenti vanno digeriti, come il cibo, non giustificati. Non c’è giustificazione che tenga per quello che proviamo: siamo noi, senza giustificazioni.
Non accettare troppo semplicisticamente, non rifiutare troppo velocemente: dimorare. Dimorare.
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2019 Il protocollo MBSR: serata di presentazione gratuita Lunedì 21 Gennaio