
Vi invito ad osservare con curiosità la vostra esperienza. E a lasciare che la vostra esperienza sia semplicemente com’è. Vi invito ad osservare sensazioni fisiche, pensieri, immagini, emozioni e a riposare con quello che c’è. Questo è un atto di grande gentilezza e di grande coraggio: lasciare che le cose semplicemente siano, almeno per un po’. Concedere alla nostra esperienza di essere quello che è. Perchè solo se concediamo alla nostra esperienza di essere quello che è scopriamo che non siamo tutto quello che ci passa per la testa. Non siamo nemmeno tutte quelle emozioni di cui vorremmo liberarci. Né quelle sensazioni fisiche che a volte ci affliggono un po’. Siamo qualcosa di molto, molto più vasto di così che non possiamo trovare se ci affanniamo a cercarlo e soprattutto se ci affanniamo a correggerci. Qualche cosa che facciamo spesso. Quanto volte nelle nostre giornate ci ripetiamo che dovremmo essere diversi “Più alto, più basso, più magro, più basso…metteteci voi quello che volete”. La meditazione ci fa vedere, per esperienza diretta: non è una teoria – che questi sono solo pensieri e che non dobbiamo per forza seguirli. Tornando ai fili di cui parlava Chiara, c’è un filo che resta sempre intatto nonostante tutte. nonostante gli errori, i fallimenti, le facciate. Questo filo resta sempre intatto. Alcuni lo chiamano la nostra parte saggia. Una parte che possiamo vedere quando stiamo bene.
Gentilezza per me è anche ricordare a me stessa e agli altri quel filo, quella possibilità di entrare in contatto con la dimensione dove non c’è giudizio ma c’è la possibilità – anche sentendo emozioni forte – di stare in mezzo alla tempesta, sapendo che in qualche modo ne usciremo vivi e impareremo qualcosa durante il percorso.
Piccolo libro illustrato dell’universo
Allora l’altro giorno per fare a me stessa un atto di gentilezza mi sono fatta un regalo, tornando a casa dal parco dove ero stata con il mio cane Iago, mi sono fermata ad una bellissima libreria vicino a casa e ho comprato “Piccolo libro illustrato dell’universo” di Ella Frances Sanders. Ho trovato un capitolo che mi sembra ben rappresenti questo discorso che ho appena fatto e vi invito semplicemente ad ascoltare e osservare come risuonano le parole che vi porto nel cuore, nel corpo, nella mente, proprio che cosa accade. Siate gentili, accogliete qualsiasi azione, non c’è da cambiare niente. La pratica è un po’ un gioco da matrioske: più accogliamo e più la vita fluisce così come deve fluiri più noi siamo flessibili con lei.
“Sei fatto di residui di stelle, appese come luci fatate bizzarre, discrete e insieme intense come solo l’impossibile sa essere. Sono le stelle che devi ringraziare per il tuo corpo fragile e straordinario. Quando le stelle muoiono fanno una sorta di ultimo respiro profondo e poi collassano su loro stesse come un soufflé che è rimasto a cuocere troppo a lungo. Quando accade si liberano dei loro strati esterni rilasciandone il contenuto nel magnifico nulla e tutto assoluto che è l’universo. Ogni anno cadono sulla Terra quarantamila tonnellate di questa polvere di stelle: contiene gli elementi che vengono usati senza sosta, in ogni forma vivente, per tutto il pianete.Il tuo corpo è un residuato di tali eventi cosmici, quei resti di giganti che bruciano. Eccome se bruciano. le stelle giovani, quelle che tu e io chiamiamo affettuosamente “sole”, sono fatte in gran parte di idrogeno e nei nuclei, che arrivano ad una temperatura di dieci milioni di gradi centigradi, l’idrogeno diventa elio e l’elio gradualmente si trasforma in carbonio, azoto, ossigeno, ferro e tutti gli elementi che aggiriamo e attraversiamo: tutto quello che siamo.
In base a dove guardi, a cosa tocchi, cambi continuamente. Il carbonio dentro di te, che costituisce circa il 18% del tuo essere, sarà transitato da un numero imprecisato di creature o disastri naturali prima di arrivare a te. Quel particolare atomo che se ne sta da qualche parte sopra il tuo sopracciglio sinistro? Avrebbe benissimo potuto essere un ciottolo levigato sul letto di un fiume prima di fare di te la sua casa.
In fin dei conti non sei così delicato, sai?Sei pietra, onda e corteccia staccata dagli alberi, sei una coccinella e l’odore di un giardino dopo la pioggia. Quando dai il meglio di te ti porti dietro la parete nord di una montagna. Ella Frances Sanders
Meditiamo un pochino
Arriviamo qui in questo momento, l’unico che possiamo vivere perchè è l’unico momento che c’è. Lasciamo che l’attenzione da esterna si faccia interna e dalla testa scendiamo nel corpo. Siamo qui, in questo corpo, in questa stanza, in questa casa, in questo borgo o città, su questo continente su questo pianeta. Lasciamo che il corpo si faccia pesante radicato alla terra dalla vita in giù e lungo, leggero, aperto dalla vita in su. Rilassiamo la pancia, il petto, la linea del cuore. rilassiamo le spalle, le braccia, i polsi, le mani e le dita, il collo, la testa, rilassiamo tutti i muscoli che di solito usiamo per parlare perchè in questo momento non dobbiamo parlare ma possiamo farci la gentilezza di stare un po’ con noi stessi in silenzio, rimanendo con quello che c’è. Prova per un minuto a stare con quello che c’è; notando la mente che se ne va e riportandola qui: c’è quello che c’è.
Quello che la mente crede di aver perso e che va cercando nel momenti che non è questo. è tutto qui, siamo vivi, siamo interi e siamo fatti di residui di stelle.
© Carolina Traverso 2020 per Gentilezza ovunque. Anche nel silenzio