
È difficile dare una disciplina ad un bambino. Ad un adulto lo è ancora di più. Per molti di noi è inconcepibile che qualcuno ci dia regole che entrano nel cuore della nostra vita in maniera diretta. Lo scopro con ogni protocollo, lo scopro con ogni persona che curo. In parte succede perché – quando stiamo male emotivamente – si verifica una ricerca compulsiva di consolazione impropria. Non aumentiamo i comportamenti salutari ma quelli insani: mangiamo di più e peggio, fumiamo di più, facciamo più cose pericolose. In parte però è il trucco della contrapposizione, rispetto al quale la nostra mente è maestra.
Ci viene chiesto di fare qualcosa? Subito si affaccia il diavoletto tentatore che ci fa venir voglia di fare proprio l’opposto e proprio perchè c’è stato detto. Non ammettiamo che qualcuno comandi la nostra vita adulta. Non ammettiamo che qualcosa ci disturbi nei nostri programmi. Non accettiamo le limitazioni perché, accettarle, vorrebbe dire prendere pienamente atto di quello che sta succedendo. E noi non vorremmo che succedesse. È manas che ci confonde le idee: il nostro aggrapparsi al piacere e il nostro desiderio di evitare il dolore. Però quel piacere immediato può avere conseguenze negative a lunga scadenza e quel dolore immediato può avere conseguenze positive successivamente.
Non lasciamo che la nostra vita sia guidata dalla ribellione e nemmeno dal biasimo. Seguiamo le indicazioni che riceviamo e, per una volta, fidiamoci dell’autorità. Noi italiani siamo sospettosi riguardo al fatto che possa esserci qualcuno che parla nell’interesse del bene comune. Per il momento sospendiamo il giudizio ed esploriamo com’è accettare la realtà dei fatti. Esploriamo quali paure suscita e quali spazi nuovi può aprire. Manifestiamo la nostra solidarietà nel modo più inconsueto per noi: rispettiamo le regole e lasciamo che la nostra creatività si esprima in altri modi. Per esempio ogni giorno scrivi un diario, il diario della tua ribellione. Scrivilo, tienilo per te e rileggilo tra una settimana. Quanta di quella ribellione ti sembra ancora giustificata dopo sette giorni? Trascrivi quella che ti sembra ancora giustificata nella settimana successiva e così via, settimana dopo settimana. Cura il tuo diritto ad esprimerti ma preserva gli altri e te stesso dal vento di tempesta che ti agita. Nessuna barca uscirebbe con il mare in tempesta. Rispettare le regole può essere una sfida. Vince chi le rispetta. Vince chi capisce che il disagio immediato è ripagato nel tempo in modo esponenziale. Facciamoci contagiare dal rispetto, diventeremo più umani.
È solo quando il nostro cuore si spezza che scopriamo qualcosa di inaspettato: il cuore non può spezzarsi, può solo aprirsi. Quando possiamo sentire sia il nostro amore per il mondo che il dolore per il mondo – insieme – nello stesso momento, il cuore esce dal suo guscio. Vivere a cuore aperto è vivere la vita pienamente. Jonh Welwood
Pratica di mindfulness: Accettare ciò che non vogliamo (pratica di meditazione audio)
© Nicoletta Cinotti 2020 Pratiche informali di ordinaria felicità